Opera davvero bizzarra e inusuale
5 persone chiuse in una villa e tutto il mondo fuori
Il film inizia con un possente ragazzo di colore, Keevan (Howard Antony), incatenato a una sedia in uno scantinato. Una ragazza, Rose (Lisa Keller) lo sta provocando sessualmente, ma lui le vomita addosso solo parole d'odio.
Un'altra donna, Valerie (Andrea Marcellus), molto mascolina e "cazzuta", entra nella stanza e minaccia il nero con un coltello a serramanico, poi lo imbavaglia.
In un'altra stanza, che pare uno studio da psicologo, Rose psicanalizza un professore di università (Bob Rumnock), anch'esso legato a una sedia, dove "lottano" a colpi di dialoghi intellettualoidi.
Valerie è nella sala e vede tutto su monitor che monitorano le stanze "prigione".
Poi Rose si reca in una camera da letto, dove dorme Sophia (Kathy Garver), una signora avanti con l'età che sembra gradire le attenzioni amorevoli di Rose, che la tratta quasi come una madre. La donna è continuamente sedata da Rose tramite pastiglie di sonnifero messe nel thè.
Chi sono quelle tre persone tenute prigioniere nella grande casa da Rose e Valerie? Chi è realmente Rose? Cosa vuole da loro? Perché li ha rapiti e li tiene prigionieri?
Poi, però, la situazione si ribalta, Keevan riesce a liberarsi e le due "carnefici" vengono sopraffatte dai tre "prigionieri"
Che fare ora? Chiamare la polizia? Dare una possibilità alle due donne perché spieghino il loro comportamento?
Scatta così una "guerra" a colpi di dialoghi che sondano la psiche umana e che coinvolgeranno non solo Rose e Valerie, ma pure i tre ex-prigionieri, che hanno - tutti e tre - un lato dolente e sofferto, che va dall'incomprensione alla solitudine.
Pare inizi come
Il Collezionista wyleriano, con rimembranze da
Saw (5 persone che non si conoscono tenute prigioniere, costrette a un gioco "psicologico" dalle loro aguzzine), per sfociare verso lidi fuori dall'ordinario, che aumentano la curiosità di dove il regista voglia andare a parare.
In mezzo flashback (girati con la camera digitale, sfocati e alterati) di abusi minorili, di bambine chiuse in gabbia, di bambole rotte e gettate in pozzi, di strane feste di compleanno (molto probabilmente l'infanzia traumatica di Rose).
Scrivo "probabilmente" perché poco viene svelato, Hussey nega i classici spiegoni e gioca su intuizioni e psicologia, con dialoghi fiume tra "vittime" e "carnefici" (che alla fine pare una seduta un pò particolare di psicologia)
La tensione comunque regge (anche perché si vuole arrivare a capire che cosa stia davvero succedendo in quella casa).
E quando, nel finale, Hussey pare voglia "pigliare un po' in giro", arriva un'inaspettata chiusa che ghiaccia il sangue.
Notevoli le scene di sesso interracial tra Rose e Keevan nello studio dopo lo sfogo di lui, o quando Rose si masturba davanti a lui nello scantinato, non ultimo Keevan che "esplora" con il rasoio le nude (e deliziose) parti basse posteriori di Rose.
Pagano pegno l'essere un po' cervellotico e alcuni dialoghi intellettualoidi, nonché una certa immaturità registica (i brutti ralenti) e l'impianto da cinema teatrale.
Ma l'atmosfera claustrofobica e cupa è opprimente, così come è ossessivo e martellante lo score di Tom Disher.
Anima, carne, mente, vengono messe in discussione in questo kammerspiel che sta tra IL GRANDE FRATELLO e il "lettino dello psicanalista".
Nota di merito per Andrea Marcellus, davvero sorprendente (da antologia quando fa sentire il suo "profumo" al professore).
Molti lo odieranno e come si dice in questi casi "non per tutti i gusti" di sicuro, ma non gli si può negare l'originalità bizzarra dell'insieme.
Un altro film (che comunque ha il suo fascino "perverso") che davvero non saprei a chi consigliare.
Curioso.
Ultima modifica: 24/10/15 17:30 da
Zender