Ruby - Il terzo uomo a Dallas - Film (1992)

Pur prendendosi molte libertà (soprattutto per quanto riguarda il personaggio di Candy Cane, come riportato anche nei titoli di coda), il film fa luce su uno dei tanti personaggi ambigui che ruotano intorno all'omicidio di JFK a Dallas, nel 1963. Jack Ruby, cui dà il volto Danny Aiello in quella che è la scelta indubbiamente più azzeccata del casting, andrà incontro al suo destino nelle scene finali, incrociando Lee Oswald nel sottopassaggio fatale; ma quel momento, l'unico per il quale Ruby sia passato alla storia, sembra quasi "estraneo" al resto del film e non lo si riesce a incasellare bene in un disegno più ampio come avrebbe richiesto l'approccio "complottista" al quale comunque il regista...Leggi tutto tende. Il punto è proprio questo: non si capisce (perché gli autori non sposano una tesi precisa) il motivo vero del gesto eclatante di Ruby; e la spiegazione è presto detta: lo stesso Ruby non ha mai tenuto a chiarirlo successivamente, per quanto la misteriosa frase sui titoli di coda ricordi quelle di certi nostri pentiti di mafia ai tempi della trattativa con lo Stato... D'altra parte non si poteva fingere che non esistesse il substrato socioculturale al quale hanno attinto il film di Stone (per citare il più celebre) e un'infinità di documentari per rendere stimolanti le loro opere. Quel che però il film racconta prima di ogni cosa è l'uomo Ruby proprietario del Carousel Club di Dallas, il night club dove lo vediamo introdurre gli artisti a una variegata platea composta da personaggi equivoci appartenenti alla malavita locale ma anche da molti poliziotti (tra di essi un David Duchovny la cui presenza appare clamorosamente superflua), che entravano in massa stabilendo con Jack il rapporto alla base del suo muoversi costantemente tra legalità e illegalità, tra l'attività di informatore e forse insieme quella di sicario. Qui non a caso lo vediamo molto legato al tentativo fallito di uccidere Fidel Castro a Cuba, circostanza attorno alla quale si sviluppa la maggior parte dei dialoghi di matrice politica assieme a quelli relativi alla liberazione del gangster Santos Alicante (Lawrence). Tutti spunti atti a suggerire una sorta di implicazione laterale di Ruby nel grande complotto kennediano, dal quale però il nostro si smarca in un finale che pare prendere una direzione diversa. Centrale anche il rapporto con la bella Candy Cane (Sheryl Fenn in perfetto look da Marilyn), ingaggiata come spogliarellista al Carousel ma da sempre unita a Jack da una relazione platonica molto stretta: quello di Candy è un sentimento di grande rispetto nei confronti dell'uomo che le permetterà di fare carriera, al quale non mancherà di sottolineare in più occasioni una forte affezione. Non c'è tuttavia troppa carne al fuoco e si procede comunque piuttosto confusamente, mentre si capisce che il budget a disposizione, anche per la ricostruzione storica, non era dei più ampi. In definitiva il film carpisce l'attenzione esclusivamente in funzione del nome del protagonista, perché se non avessimo a che fare con Ruby ma con uno dei tanti individui simili che si muovevano allo stesso modo nell'America di quegli anni, ci sarebbe ben poco da ricordare, di quanto vediamo. Fortunatamente Aiello ha la statura per reggere il ruolo e il film si lascia vedere.

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