Robogeisha - Film (2010)

Quando i giapponesi affrontano di petto il demenziale (che poi per loro tanto demenziale non è, in fondo si tratta spesso di ideali trasposizioni in live-action degli anime locali) ne escono film che a un occidentale possono provocare reazioni diverse a seconda delle attitudini: dal ribrezzo per la ricercata idiozia dilagante alla curiosità di vedere fin dove si possa spingere la creatività nell'inventare accessori tecnologici sempre più incredibili. Qui lo spunto viene da due sorelle sulla strada per diventare geishe: Yoshie (Kiguchi) è la più sfortunata, costretta ai lavori più umili all'ombra della più appariscente Kikue (Hasebe). Quando...Leggi tutto incontrano il giovane figlio (Saitoh) del proprietario di una importante acciaieria, tuttavia, questi riconoscerà del talento combattivo in Yoshie decidendo di assumerla tra le fila delle sue geishe-killer, addestrate per eliminare la concorrenza o più genericamente persone “sgradite”. L'apprendistato è duro, durissimo, e prevede prove feroci e continui combattimenti, ai quali poi parteciperanno entrambe le sorelle, destinate a diventare vere macchine da guerra (soprattutto Yoshie). Poi nel loro animo un ripensamento, un briciolo di coscienza che farà capolino e che (forse) riporterà queste temibili geishe androidi (imbottite di transistor come manco Terminator) a rivedere i loro piani di vita. Una storia facile facile che funge da semplice terreno di lavoro su cui innestare scontri armati e una serie di follie assistite da effetti speciali che non si capisce mai se definire buoni o pessimi: a tratti sono quasi stupefacenti, se si osserva la resa del digitale in relazione al budget, coadiuvati da una regia che sa come muovere la macchina da presa per offrire uno spettacolo valido, altre volte (come quando il robot-pagoda sale sul Monte Fuji o distrugge grattacieli mentre il suo “pilota”, agganciato ai meccanismi da striscie di lumini natalizi, muove braccia e gambe in simbiosi classica col mostro) lasciano interdetti. Discorso a parte va fatto poi per dialoghi e sceneggiatura, al solito elementari al punto da far cadere le braccia: quando manca l'azione il film d'improvviso si sgonfia e si trascina in attesa del successivo momento matto, per il quale va comunque detto che non c'è di norma molto da aspettare. E di fronte alla protagonista che mentre stornella in strada si vede crescere un carrarmato al posto delle gambe con cui marciare a tutta verso il castello-robot che si può dire? O davanti ai corpo a corpo in cui lunghe lame appaiono d'improvviso dalla parte posteriore di mutande d'acciaio o dalle ascelle; o ai seni agghindati a mitraglia in altre occasioni pronti a sparare litri di latte scoglifaccia, a salve di lame rotanti lanciate dal sedere, a pistole innestate nelle ginocchia di paralitici d'assalto, a corpi che si dividono salendo come shuttle verso l'alto... La quantità di idee bizzarre che affollano i fotogrammi, realizzate persino con giudizio e talvolta qualità, non potranno che divertire gli amanti dell'exploitation nipponica, che ormai sanno bene cosa aspettarsi da film simili e sono disposti a chiudere più di un occhio sulla carenza in essi di un'idea di “cinema” tradizionalmente intesa. La stessa visione ingenua e pulp dei cartoon dall'anima più technofantasy, trasferita all'esterno del disegno diventa ancor più paradossale e scioccante. Per quanto di nessuno spessore, naturalmente, ROBOGEISHA è un divertissement da osservare incuriositi e un po' confusi (già non è sempre facile distinguere le due sorelle tra loro...).

Chiudi