Girato nel mese di Aprile durante il lockdown, questo cortometraggio di Alice Rohrwacher ci porta poeticamente a scandagliare la vita del paesino di Quattro Strade in Umbria. La regista attraverso una vecchia cinepresa osserva il suo vicinato, componendo un quadro bucolico d'altri tempi, fatto di solitudini, di mestieri antichi, di una spensieratezza che l'emergenza sanitaria sembra non aver scalfito e dove il tempo sembra essersi fermato. Anche la colonna sonora è azzeccata, così come la voce off della stessa Alice che ci accompagna con delicatezza nella sua vita più intima.
Durante il primo lockdown, la regista usa il suo "occhio magico" per scandagliare la vita dei suoi vicini, aggirando così il distanziamento imposto dalla pandemia. Il quadro che ne viene fuori è quello di un piccolo mondo "antico", d'altri tempi, un mondo in cui i ritmi sono più compassati, meno frenetici ed in cui tutto appare più vero, autentico, spensierato e naturale. Azzeccata la commistione tra immagini, colonna sonora e voce fuori campo. Un bel corto che conferma la sensibilità non comune della Rohrwacher.
Annoiata dall’isolamento imposto dalla pandemia, la regista che vive in campagna va a filmare tre suoi vicini. Il punto di forza è la leggerezza al limite dell’inconsistenza, che fa molto poesia bucolica e del quotidiano. Ma la ricercata evanescenza delle persone incontrate e dei luoghi non può che sortire un: embè? Soprattutto per il sospetto di autoreferenzialità: d’accordo che il lockdown è stato un peso per tutti, ma c’è proprio bisogno che ogni regista debba fare il filmino per raccontare il suo, magari mostrando gli splendidi posti in cui abita?
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Il titolo deriva dal soprannome popolare del castello di San Quirico, vicino a Orvieto, che sorge all’incrocio tra quattro strade. Per salvaguardare il territorio dalle coltivazioni intensive e dalle speculazioni, nel 2015 è nato il “Comitato Quattro Strade”, che ha così ufficializzato questo nome in relazione a queste terre. Il castello è situato vicino a Castel Giorgio (Terni), nella cui campagna vive la famiglia Rohrwacher. Campagna che a sua volta è accanto all’altopiano dell’Alfina dove la regista ha girato “Omelia contadina”.