Quando Dio imparò a scrivere - Film (2022)

Quando Dio imparò a scrivere
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: Los renglones torcidos de Dios
Anno: 2022
Genere: giallo (colore)
Note: Aka "The Crooked Lines of God", "God's Crooked Lines". Tratto dal romanzo "Le linee storte di Dio" ("”Los renglone storcidos de Dios”, 1979) di Torcuato Luca de Tena.
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Il ritorno di Oriol Paulo al lungometraggio dopo l'eccellente serie SUBURBIA KILLER (in cui si avvaleva della preziosa penna di Harlan Coben) avviene con un thriller interamente ambientato all'interno di un manicomio che non può non ricordare agli appassionati di cinema un classico come IL CORRIDOIO DELLA PAURA. Sulle prime pare anzi procedere ai limiti del ricalco, con la detective Alice Gould (Lennie) che si fa volutamente internare fingendosi pazza per scoprire cosa si celi dietro un misterioso caso di suicidio lì avvenuto un anno prima. Accusata di...Leggi tutto aver tentato di avvelenare il marito, Alice mostra sin dal primo colloquio col medico preposto una sicumera e una padronanza di linguaggio che stupisce. Fa amicizia con alcuni pazienti, si integra alla perfezione nell'ambiente mentre cerca in qualche modo di far luce sulla morte del giovane Del Olmo, richiamata da flashback innestati senza alcun preavviso che rischiano di fondersi nella linea principale creando un po' di confusione (fortunatamente la riconoscibile figura del commissario con baffoni segnala che stiamo nel passato, in caso di dubbio).

Conosciamo intanto due gemelli che tutti chiamano Romolo e Remo, un gigante, un nano e, tra i tanti, uno strano personaggio che pare saperne qualcosa anche del presunto suicidio di un anno prima. Nel frattempo non si perde mai d'occhio la classe medica, che si relaziona di frequente con Alice arrivando talora a scontrarsi con lei, donna risoluta e dalle idee sempre chiare in testa. C'è da capire che importanza abbia nella vicenda il marito Heliodoro (Selvas), accusato da Alice di avere tentato lui di avvelenare lei e non viceversa: figura sfuggente, ambigua, che ben si inserisce in un panorama al quale il romanzo di Torcuato Luca de Tena dava buona coralità.

I dialoghi sono curati, la regia di Paulo sapiente come sempre, elegante senza inutili esibizionismi, la recitazione di Barbara Lennie nel ruolo di Alice assolutamente convincente, capace di dare una patina di volitiva incisività alla protagonista. C'è semmai da rimproverare un eccesso di dilatazione della parte centrale che porta a raggiungere quasi le due ore e mezzo di durata. Mezz'ora si sarebbe potuta facilmente limare senza perdere nulla di importante in una trama che sicuramente ha una sua complessità non indifferente ma che tuttavia resta lontana da quella che caratterizzava grandi esempi di thriller quali CONTRATTEMPO o THE BODY: stringendo all'osso le linee base sono evidenti, semplici e conducono all'immancabile finale con sorpresa alla Paulo. Certo, bisogna seguire con attenzione l'intreccio, ma il tutto si avvicina a modelli "gialli" già presenti in buon numero al cinema, e questa volta la location unica non aiuta il film ad appassionare troppo. Inoltre anche la proverbiale abilità nel far combaciare ogni elemento della storia qui viene meno in qualche dettaglio non sempre secondario dando l'impressione che qualcosa non torni e che si giochi un po' con disonestà nei confronti dello spettatore. Tutti difetti non facilmente riscontrabili negli altri film del regista, che qui lavora più sul pathos lasciando un po' l'amaro in bocca. Ad ogni modo gli spunti a loro modo geniali non mancano e il film sa appassionare fino alle ultime rivelazioni, con un finale che arriva d'improvviso e chiude bene senza inutili epiloghi.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 11/12/22 DAL BENEMERITO HERRKINSKI POI DAVINOTTATO IL GIORNO 1/01/23
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Ultimo 14/12/22 13:49 - 1656 commenti

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Discreto giallo di Oriol Paulo, quasi interamente ambientato all'interno di un manicomio e costruito sull'ambigua personalità della protagonista. La durata eccessiva di sicura non giova alla pellicola, che rimane comunque interessante e confluisce in un finale che lascia aperto più di un dubbio. Da seguire con molta attenzione, altrimenti si rischia davvero di perdersi. Buona la prova della protagonista. Complessivamente godibile.

Herrkinski 11/12/22 04:54 - 8119 commenti

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Giallo vecchio stampo in tutto a partire dall'ambientazione, girato però con stile moderno, pur estremamente sobrio ed elegante; una vicenda che continua a mettere in dubbio le convinzioni dello spettatore fino all'ultimo, con una serie di flashback e twist che ribaltano le carte in tavola diverse volte e riescono a tenere alta l'attenzione, nonostante uno script a tratti piuttosto cervellotico. La durata di due ore e mezza certamente rende ardua l'impresa e qualche cedimento c'è, anche perché - salvo qualche scena - è tutto ambientato in manicomio; comunque nel complesso non male.

Daniela 11/12/22 23:12 - 12671 commenti

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Investigatrice privata si fa internare in un manicomio per indagare sulla morte di un paziente fatta passare per suicidio... Per buona parte della lunga durata del film, Oriol, regista e coautore della sceneggiatura, è abile nel tener desta l'attenzione mescolando le carte tra Corridoio della paura e Shutter Island, tra flashback incerti e flashforward mascherati, però nel finale scivola in un accumulo di rivelazioni e colpi di scena che, invece di stupire, suscitano perplessità per le troppe forzature e falle logiche. Buona la confezione, adeguato il cast, ma la delusione resta.

Achab50 26/12/22 09:46 - 80 commenti

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Buon film, diretto con mano sicura, bene interpretato, richiede attenzione da parte dello spettatore per i continui capovolgimenti di fronte. Assai godibile e con il finale ovviamente aperto, scorre senza intoppi per tutta la sua lunga durata. I flashback e flash forward sono gestiti con mano sicura dal regista. Notevole la recitazione della protagonista. Il finale si racchiude nella sua espressione degli ultimi dieci secondi. Consigliabile.

Deepred89 17/01/23 22:42 - 3709 commenti

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Sulla scia de Il corridoio della paura, un thriller particolarmente ben scritto e coinvolgente in bilico tra duello intellettuale senza esclusione di colpi e giallo classico, che pecca solo in un finale che, dopo tanti rigiri, chiude il tutto con una sorpresa non soltanto incoerente, ma pure scontata. Tutto il resto funziona alla grande: belle ambientazioni, ritmo senza cedimenti, buon cast e un intreccio whodunit che, a differenza di tutto il resto, si risolve in maniera onesta e lineare.

Nicola81 17/02/23 22:13 - 2862 commenti

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Oriol Paulo ci ha abituati talmente bene che questo suo ultimo lavoro può sembrare un passo indietro rispetto a quelli precedenti. In effetti qui c’è forse un pizzico di disonestà in più nei confronti dello spettatore, ma nonostante la durata considerevole non ci si annoia mai, e se è vero che la narrazione a incastri temporali impone una notevole attenzione, l’intrigo giallo viene risolto in maniera onesta, prima del colpo di coda conclusivo che lascia aperti alcuni interrogativi. Confezione di livello, bei dialoghi, ottima prova della Lennie, convincente anche il resto del cast.
MEMORABILE: I primi due colloqui con i medici; La spiegazione del mistero; Il finale.

Anthonyvm 2/05/23 22:32 - 5702 commenti

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Da premesse che richiamano Il corridoio della paura, l'esperto di twisty stories Oriol Paulo fa partire un coinvolgente e corposo giallo di finissima fattura, che riesce ad attanagliare l'attenzione dello spettatore dalla prima all'ultima battuta, grazie al sapiente uso di ribaltamenti strutturali dello script e colpi di scena a tradimento. All'altezza degli ottimi precedenti del regista? Non esattamente: sebbene il grosso del groviglio mystery venga districato, sul finale non tutti gli snodi risultano adeguatamente spiegati, lasciando qualche vuoto fastidioso. Comunque niente male.
MEMORABILE: L'altissimo Uomo Elefante e il nanetto peccaminoso; La casetta nel bosco; I violenti attacchi di idrofobia; Il consiglio riunito nella scena finale.

Giùan 15/07/23 10:14 - 4562 commenti

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Dopo aver palesato il livello dei congegni narrativi che ancora può toccare il thriller, già nel precedente film Oriol si era arrischiato in un tentativo di commistione che aveva audacemente deluso. Qui di nuovo parte da una costruzione vertiginosa (il clima e l'intrigo della prima mezz'ora son da micidiale manuale), perdendosi tuttavia vieppiù dentro un dedalo dalle troppe false piste con intorcinamenti anche metafilmici alfine millantatori (siamo ben più nei vicoli senza uscita scorsesiani che nei lucidi corridoi della follia fulleriani). La Lennie comunque ci tiene in catene.
MEMORABILE: Il gioco delle associazioni con lo psichiatra.

Rufus68 2/10/23 23:59 - 3845 commenti

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Nulla da eccepire sulla resa formale e sull'interpretazione della Lennie. Purtroppo proprio il pregio si risolve in una vicenda intricata quanto vacua. La rappresentazione del manicomio è forzata (tutti i degenti sembrano avere peculiarità da freaks), i personaggi di contorno leccati e la trama, a corto di tensione, si spezza ben presto in una serie di colpi di scena fastidiosamente improbabili. Non mancano alcune citazioni kubrickiane che, purtroppo, vengono tradite dalla loro gratuità. Siamo dalle parti del giallo alto-borghese, ben fatto quanto fine a sé stesso.

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