Il titolo originale è, come spesso accade, molto più attinente all'episodio. Tanto lo sappiamo tutti che Poirot non sbaglia; mentre invece un paio di eleganti scarpe sono un indizio importante per l'impassibile ed elegante belga che, in questo caso, deve sbrogliare una matassa piuttosto intricata. Oltre a dare la sua consulenza al sempre più meravigliato ispettore capo Japp, Poirot si presenta anche in veste di testimone, ma anche questa non è una novità, non si sa se siano i crimini ad inseguire Poirot e se sia lui ad inseguire i crimini.
Il solito intricato meccanismo che è minuziosamente costruito dallo sceneggiatore a partire dalla soluzione, cosicché è impossibile scoprire la dinamica di quest'ennesimo caso di omicidio che vorrebbe essere fatto passare per un suicidio. La vittima in questione è un dentista molto frequentato dall'alta società, attorno alla cui morte ruota una squallida storia di interessi e danaro. Come leggere un giallo...
Poirot indaga sulla morte del suo dentista, apparentemente dovuta a suicidio. Ma quello che si cela dietro è un complicato caso, che appare da subito confuso e intricato allo spettatore nelle modalità ma non tanto nella scoperta del colpevole, piuttosto telefonata fin dalla metà. Comunque è un episodio godibile, con buone caratterizzazioni e una discreta regia (anche se non tra i migliori tratti dai romanzi lunghi della Christie).
Il dentista di Poirot viene trovato morto con una pistola in mano ed un foro alla tempia. Suicidio? Ovviamente no, è solo la prima vittima di un intreccio assai complesso, fra ricatti, inganni e scambi di persona, che solo Poirot sarà in grado di districare durante il gran raduno con tutti i possibili sospetti nel finale. L'intreccio è macchinoso, ma il suo scioglimento piuttosto soddisfacente. Buon affiatamento fra Japp e Poirot che nel finale, di fronte ad un'affermazione dell'ispettore, nega giustamente di essere una persona modesta.
La classica situazione del giallo, il delitto in una stanza chiusa, vede protagonista un Poirot in grande forma. In realtà l’intrigo è solo apparente in quanto il prologo (ambientato in India) è abbastanza rivelatore. Questo lungo episodio è comunque godibile in quanto consente di apprezzare piccole manie ed idiosincrasie del personaggio, a partire da vanità ed egocentrismo. Buona la ricostruzione degli interni d’epoca e la prova degli attori.
Resta immutata la complessità di fondo che tipizza le tante avventure dell’ispettore belga. Come spesso accade nei gialli, la sceneggiatura lascia intravedere alcuni indizi di facile individuazione a cui, però, non è facile dare una spiegazione nell’immediato. Particolare che contribuisce non poco a mantenere alta la soglia dell’attenzione per arrivare alla soluzione insieme al baffuto protagonista. Suchet restituisce ancora una volta un Poirot magnificente di cui si carpiscono le molteplici sfumature caratteriali che caratterizzano il personaggio. Episodio apprezzabile e con gusto.
“Non si può avere un bel delitto tutte le volte” dice Japp a Poirot di fronte al suicidio del dentista e invece anche questo lo è, con tanto di altri morti di contorno e dettagli occasionali come quello messo in evidenza nella filastrocca del titolo originale e che solo un acuto osservatore può rilevare. Giallo complesso, pieno di stranezze e ingarbugliamenti, che scorrono sullo schermo tenendo incollati, fino allo scioglimento conclusivo, nella tradizionale riunione collettiva di svelamento, da cui si esce con qualche dubbio ma appagati.
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CuriositàDaniela • 9/02/16 01:52 Gran Burattinaio - 5942 interventi
Nel cast si vede uno dei personaggi in camicia nera come uniforme politica. E' quello interpretato da Eccleston, nella parte di un giovane affiliato all'Unione britannica dei Fascisti, movimento di ispirazione mussoliniana attivo negli anni Trenta e Quaranta fino all'entrata in guerra dell'Italia ed il conseguente scioglimento. Notizie si possono trovare qui.