Un inserviente salva la vita ad un uomo appena ricoverato in ospedale dopo un incidente, senza sapere che si tratta di uno scassinatore ricercato per omicidio. E' l'inizio di un incubo in cui i confini fra buoni e cattivi sfumeranno fino a scomparire. Dopo il buon Pour Elle, Cavayé ripropone la storia di un uomo comune costretto a compiere azioni straordinarie per salvare la propria famiglia. La compressione degli eventi, tutti racchiusi in una manciata di ore, favorisce l'azione a scapito dell'approfondimento, ma il risultato è comunque buono, le facce quelle giuste, il ritmo sostenuto.
MEMORABILE: Nella centrale di polizia, i monitor posti in vari punti della città iniziano a mostrare in simultanea rapine o aggressioni
Fred Cavayé dirige un film che ha alcuni elementi in comune con la sua opera precedente (peraltro "omaggiata" da un remake americano): ancora una volta, situazioni fuori dall'ordinario per persone comuni. Il film rende bene il senso di smarrimento ma anche la caparbietà del personaggio principale e il regista dimostra di "governare" al meglio le scene d'azione. Buona la prova degli attori.
Senza indugio, l'azione non conosce propulsione altra da un colmo di parossismo, sottratto come raramente capita al delirium tremens delle mdp e a un montaggio simile a un sequencer impazzito. Eppure è plegine quel che griffa ogni fotogramma, è la sfumata linea di confine tra dinamicità e dinamite la posta in gioco, è un bungee jumping con elastico risicato quello che lo spettatore è chiamato a compiere. Poche cincischie, pochi appigli espositivi, poche concessioni alla pausa digestiva: per Cavayé il cinema è parente prossimo di un Mig-29.
Un film frenetico che ci porta in apnea dal primo all'ultimo istante, facendo del ritmo il suo punto di forza, ma piazzando anche qualche sorprendente situazione, come tutta la parte finale, in cui - paradossalmente - i nostri eroi sono sotto costante minaccia mortale all'interno di una stazione di polizia, in mezzo a centinaia di agenti. Simpatica la recitazione del protagonista principale. Nessuna pretesa, ma magistrale come esempio di regia d'azione, e - nel suo genere - merita un plauso deciso.
A parte tre sole sequenze tranquille, il film è un concentrato di azione adrenalinica pura che si eleva di molto sulle tonnellate di lavori americani che ahimè inondano le nostre sale e reti televisive. Finalmente si gustano un montaggio che non potrebbe essere più serrato, una recitazione che dura a volte lo spazio di pochissimi fotogrammi, un suono che da solo basta a esprimere paura e sorpresa. A volte (?) ci sono film che ti fanno pensare a quanto il cinema europeo abbia da dire e sia ingiustamente soffocato da assurde ragioni di mercato.
Non si può dire che Cavayé sia uno che giri intorno alle questioni: 5 minuti senza fronzoli per inquadrare la storia e poi via con l'azione. Una volta partiti il ritmo non cala mai e la scelta di mantenere la durata complessiva sotto all'ora e mezza si dimostra vincente. Non dice nulla di nuovo, ma è un ottimo intrattenimento.
Cavayé ripropone lo schema della sua prova precedente: un uomo comune che per salvare la propria moglie è costretto a sobbarcarsi un'impresa fuori del comune. Qui la storia è ancora più angosciante anche se meno credibile (soprattutto nell'ultima parte alla centrale di polizia), ma è comunque un film che, con il suo ritmo serratissimo, non ti molla dall'inizio alla fine e che, nonostante la breve durata, riesce a spiegarsi bene e a concludere degnamente. Regia solida e buona prova del cast per un piacevolissimo intrattenimento.
Lo spunto di partenza (hitchcockiano) è abbastanza risaputo così come pure gli sviluppi in cui l'uomo comune catapultato in una spirale frenetica e violenta, scopre di avere doti inaspettate. Eppure il film funziona egregiamente dal punto di vista spettacolare, grazie ad un ritmo molto elevato (merito anche della durata mini: 75 minuti) che permette alla tensione di rimanere alta fino alla fine (anche quella un po' scontata). Se si chiudono gli occhi dinanzi ad alcune inverosimigliante,
forzature ed esagerazioni (che in un film del genere ci sono molto spesso), ci si diverte.
Nonostante l'argomento sia stato trattato più volte, il pregio di Point Blank è dato dal virtuosismo delle riprese, dal montaggio convulso e a volte volutamente "sporco" nelle scene più dinamiche. In una Parigi periferica e degradata, malavita e polizia si affrontano ma il confine tra legalità e violenza senza scrupoli è molto labile, anzi Cavayé punta il dito proprio sull'ambiguità e spregiudicatezza di alcuni agenti. Alcune soluzioni e certi personaggi appaiono forzati ma il meccanismo funziona molto bene con attori in piena forma. Adrenalinico.
MEMORABILE: L'inseguimento in metropolitana osservato dai monitor; L'omicidio della collega; Il tentativo di "defenestrazione".
Il regista Cavayé è sicuramente ispirato, anche se la sua produzione si basa su pochi titoli principali, tra cui quel Pour Elle che troverà in The next three days di Haggis uno dei remake più riusciti di sempre. Ma mentre il primo, grazie anche al suo provvidenziale rifacimento, anticipava modestamente un capolavoro, il secondo in questione (anch'esso tributato) risulta meno sottotono. Un buon action adrenalico, come la fiala usata dal protagonista per tirar su un complice inaspettato, zero pause, buchi del plot sopportabili. Finale un po' tirato via, ma condonabile.
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