Paranormal activity: Parente prossimo - Film (2021)

Nonostante il titolo non c'è una vera continuità con i precedenti capitoli. La protagonista abbandonata da bambina trova le sue radici in una comunità amish, e con due colleghi chiede di fare un documentario soggiornandovi per un po'. Mockumentary, ma la confezione alterna momenti POV ad altri più consoni al cinema comune, con una buona fotografia. Pregevole l'ambientazione con la comunità nel bosco innevato invernale, azzeccato il soggetto ma l'ultima parte delude, poiché la scoperta era già stata "telefonata" nella ricerca web all'emporio (e c'è poco da aggiungere). Peccato.

Il meccanismo del finto documentario, o found footage, non è molto differente da quello già sviscerato in passato: riprese pseudo amatoriali, personaggi standard e ritmo estremamente infervorato. Un’equazione tanto abusata quanto efficiente. Il film di Eubank (che non ha nulla a che vedere coi precedenti “Paranormal & co.”) procede quasi senza inciampi, getta ombre ataviche sulla cultura amish e riserva un bellissimo finale che mozza letteralmente il fiato.

Piuttosto debole, ma si esce almeno dalle quattro mura di quel contesto urbano che aveva ormai prosciugato la serie: la comunità Amish e la sue diversità offrono spunti perlomeno volenterosi (il pozzo e quel che abita sul suo fondo ne è fulgido esempio) e dissimulano quella che sotto la scorza è l’ennesima possessione demoniaca dominata da parole in libertà e colpi di scena farlocchi. Valore aggiunto del found footage: meno di zero. C’è nuova linfa, ma dietro c’è sempre Oren Peli che raschia il barile alla ricerca di dollari.