Nosferatu tango - Corto (2002)

Stupendo corto elvetico, di una dozzina di minuti, che infila una serie di trovate sorprendenti, la più geniale delle quali viene rivelata nello spassosissimo paio di minuti finali, durante i titoli di coda. Tutto funziona alla meraviglia, in questo intrecciarsi armonioso di ben tre vicende, a partire dalla lingua di Babele del narratore (esempio: “una grande schloss”), dall’innamoramento della zanzara succhiasangue per Nosferatu, fino all’amoroso finale e allo svelamento dell’enigma. Bellissimo: ****

Incantevole e prezioso. Come un libro pop-up sfrutta la verticalità dello spazio per sfondare la superficie del testo e far sbocciare il racconto davanti al lettore, così Zoltán Horváth scova quel "supplemento d'anima" (Bergson) che restituisce profondità alla percezione, produce e risale i livelli di lettura, molteplici e babelici: Nosferatu (protagonista del libro), una zanzara (attrice inconsapevole), il lettore che sfoglia le pagine (il deus ex machina), lo spettatore (testimone della creazione), il narratore demiurgo (poliglotta e onnisciente). Un piccolo, stupefacente prodigio animato.

L’amore impossibile di una zanzara per il vampiro: nel grottesco prende forma il sublime e tra i sorrisi si fa strada la traccia di un’emozione. Una storia declamata in un amalgama linguistico depositato su immagini che giocano con la tridimensionalità, trasformando ogni cambio di scena in un cigolante terremoto cubista di scenografie che apre al carosello di nuovi sfondi, ma... ma i titoli di testa svelano ludicamente e beffardamente l’arcano, trasformando questo prezioso corto in un’esperienza unica di libro-film, sottilmente intrigante.