Uno dei cartoni più famosi trasmessi negli anni ’80. Cameratesco, masochistico, drammatico, emozionante e spesso cruento, si caratterizza per gli allenamenti massacranti di Mimì – perenne riflesso negli occhi, capelli a coda di cavallo e ferrea volontà – e della sua squadra e per le assurde trovate nelle partite: la palla che, incurante della forza di gravità, si deforma e scompare , la “Goccia di Ciclone”... Immortale, come l’epica sigla cantata dalla malinconica voce di Georgia Lepore.
MEMORABILE: Mimì che si allena con le catene ai polsi; le pallonate in faccia.
Cartone dell'infanzia che seguivo trepidante per scoprire che tipo di nuova schiacciata sarebbe stata elaborata da Mimì e/o dalle sue avversarie di turno; di contro, ho sempre avuto il terrore che in un modo o nell'altro potessi incappare nella mia vita nell'allenatore brutto, guercio e con un braccio rotto e che ti obbliga ad allenarti con le catene ai polsi. Formativo.
Shingo Tamai stava al calcio e Naoto Date al wrestling, così come Mimì Ayuhara stava alla pallavolo. Terzo anime sportivo, uscito originariamente in Giappone fra gli anni '60 e '70, a giungere in Italia dopo Arrivano i superboys e L'uomo tigre. Indirizzato essenzialmente alle ragazze, questa serie appassionò non poco anche me (e anche gli altri maschietti), con quelle partite così appassionanti e così assurde e con un sacco di belle ragazze, in candida tuta bianca (poi blu), che si lanciavano la palla. Molto bello e drammatico!
MEMORABILE: L'allenatore chiede ad Ayuhara di diventare un'atleta acrobatica, facendola allenare da una ginnasta professionista della scuola.
Bell'anime dei tempi che furono. In parte educativo, per quanto spesso troppo drammatico e noncurante delle leggi della fisica. La prima cosa che salta in mente è l'intramontabile sigla italiana, cantata dalla grande Giorgia Lepore. I cartoni a tema sportivo di quell'epoca erano, tralasciando le assurdità di rito, quasi delle mini-soap ai cui personaggi ci si affezionava facilmente. La disciplina e il gioco di squadra erano i veri protagonisti. Spartano il disegno, ma d'intenso effetto il resto.
MEMORABILE: I contorsionismi mentali che accompagnavano quelli fisici tra un'acrobazia e l'altra. L'allenatore sadico da denunciare ai servizi sociali.
Il mio preferito tra gli anime sportivi. Datato ma intramontabile, lunghissimo ma appassionante, ripetitivo (quelle partite improbabili...) eppure costantemente avvincente. La morale è positiva (nessuno ti regala nulla però i sacrifici alla fine vengono ripagati), ma il taglio è prevalentemente drammatico e anche nel trionfo finale si avverte una punta di tristezza. Comunque mi è sempre rimasto un dubbio: cartoni come questo invogliavano davvero a praticare sport?
MEMORABILE: La bella sigla di Giorgia Lepore; gli allenamenti-tortura; la morte di Sutomo; il finale.
Cartone cult trasmesso spesso in tv negl'anni '80 che ha appassionato femminucce e maschietti dando una forte spinta alla conoscenza della pallavolo. Interessante nella parte degli allenamenti, crudi ed intensi. Indimenticabili i grandi occhioni di Mimì nei quali leggevi tutto. ***
Pallonate in faccia che sfigurerebbero anche una statua di marmo e sfiancanti allenamenti (anche con i polsi legati!) sono l’assurda cifra di questo storico anime che, son certo, ha spinto molti ragazzini a cercare di emulare nella pallavolo Anni ’70 e ’80 i volenterosi intenti della nostra beniamina nipponica Mimì. Fatte salve le illogicità gravitazionali del gioco, dunque alcune esagerazioni ai fini dello spettacolo (la palla che scompare e cambia trattoria in una palestra infinita), resta un cartone istruttivo e di valore autentico.
Dove si può arrivare pur di ottenere un riconoscimento sportivo? Ce lo dice "Mimì e la nazionale di pallavolo" che, attraverso le repressioni sociali dell’epoca, ci racconta il nichilismo e l’alienazione adolescenziale. Oscuro e oramai quasi mitologico, famoso per le sferzate di assoluto masochismo (indimenticabili le pallonate in faccia, sullo stomaco e le catene ai polsi). Straordinario perché descrive perfettamente il lato oscuro della competizione sportiva giovanile con gli eccessi di un film horror. Decisamente non adatto ai bambini.
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La celeberrima sigla interpretata da Georgia Lepore poteva essere ascoltata solo sulle Reti Mediaset; sulle tv locali era invece sostituita dal brano "New Toy" di Lene Lovich: