Il cinema di Gary Graver nella sua più pura essenza trash. Più famoso per i suoi porno (come Robert McCallum, su tutti il thriller a luci rossissime
Amanda by night) che nemmeno per essere stato un sodale di Orson Welles e di aver illuminato parecchi b-movie, il buon Gary prende l'intelaiatura del suo hard
Trinity Brown (caso rarissimo di remake "tradizionale" di un film pornografico) e la trasforma in un thriller urbano sghangheratissimo e gustosamente sleazy, che sembra quasi una parodia del (de)genere, talmente cheap e delirante da risultare addirittura simpatico.
Tra peripatetiche prese di mira da un goffo e impacciato maniaco sessuale (mitico Charles Dierkop , brutto nanerottolo che c'ha sempre voglia, afflitto dal complesso di edipo e pieno da far paura) che prende a male parole le mignotte eppoi , quando riesce le uccide (sgozzandole o strangolandole con i collant in giochi erotici fetish sulle scalinate della metropolitana) che se ne và in giro sudando e imprecando contro la cinica madre matrona castratrice (impareggiabili e spassosissime le telefonate tra i due, con la madre che lo tratta peggio di un sacco d'immondizia, lui che frigna e spacca sù tutto, sputa sul ritratto della genitrice odiata caricandola di parolacce e si sfoga cone le puttane da strada) e che, grazie al delirio cialtronesco dello script, è puro un (improbabile) poliziotto!
Graver intinge il suo noir da bancarella in una Los Angeles notturna e tentatrice di mille peccati e nessuna virtù (nei cinema si proietta
Non aprite quella porta 3 e
Nightmare 5), in mezzo a prostitute e spogliarelliste, dove non lesina particolari gore (la lingua mozzata al povero barbone testimone dell'assassinio della mignotta nel vicolo, poi pasteggiata da un gatto nero, il dito nettamente tranciato alla prostituta che si affaccia al finestrino della sua auto : Lei "
Il mio dito, il mio dito", lui :"
Ficcatelo nel culo!" (sic!) , grandissimo momento degno dei fumettacci della Edifumetto tipo
Attualità nera) sempre in bilico tra serio e faceto, tra un filmazzo porno, una commedia surreale e spizzichi di horror slasher.
Poi c'è di mezzo una risibile quanto inverosimile indagine poliziesca (un boss mafioso viene trucidato a colpi di Uzi nella sua dimora, mentre la moglie se la spassa con il giovane stallone di turno), coadiuvata da Alex Cord, tra i più improbabili detective di polizia visti in un film, che manco il Jeff Blynn di
Giallo a Venezia, dove tutto le donne cadono ai suoi piedi nemmeno fosse Rocco Siffredi , e dalla sua assitente amante (la bellissima e sexyssima Jillian Kessner, con vaghe somiglianze a Amy Steel e moglie di Graver), per poi arrivare all'assurdità del movente (le gioie di saffo!).
In mezzo produttori birbaccioni, pagliacceshi set porno/horror con mostroni di gommapiuma e donnine legate alla croce di sant'Andrea, spogliarelli che non finiscono più (però che bel vedere la Shepperd), grandissime scene di sesso (quella con la valchiria bionda, in tenuta BDSM , che si prodiga in numeri da kamasutra a letto, dove Graver crede ancora di stare girando i suoi hardcore, mancano solo i dettagli anatomici), milfone pericolosissime e vogliose, prostitute orbe che leggono il
Dracula di Stoker, incredibili trappole esplosive, inseguimenti d'auto, testimoni presi a schioppettate, pire umane, attricette da quattro soldi con parecchi segreti da nascondere, e una chiusa "imprevedibile", quanto sciocchina, con stop frame schifosissimo degno degli horror di serie y.
Nel calderone Graver ci mette dentro un pò di tutto, in questo mix tra lo psychothriller e il poliziesco metropolitano, in un trashume weird che però conquista, non annoia, e diverte non poco, e soprattutto per tutta la mercanzia femminili in esposizione, tra poppe al vento, scarpine col tacco, autoreggenti, culetti sodissimi con starlette e starlettine pescate dai b-movie horror (la milfona Deanna Lund, Jewell Shepard, Delia Sheppard, Donna Spangler e Darri Gocha, per citare le più bone).
Graver dirige pure la fotografia e fà un ruolo cameo (è Vinnie, il poliziotto che arresta la prostituta Wanda per "oltraggio al pudore"), tira stoccate al mondo della produzione hard (che conosce parecchio bene) nella figura del produttore mandrillone di Margolis, non fa mancare donne e donnine quasi sempre a tette al vento (in una sequenza stracult, mentre la Kessner fa la Cynthia Rothrock con un brutto ceffo, Graver che ti fa? La riprende da sotto lo spacco mentre parte il calcio volante!) e insaporisce la pietanza con qualche scena violenta ben assestata (i devastanti colpi in arrivo al ralenti), nonchè un atmosfera da b-movie cafona e ignorante puramente ottantiana.
Dalle parti del filmaccio, ma in zona "guilty pleasure" che solo un regista di pellicole x poteva concepire.
Garantisce il tutto la nuova Cannon: so bad so good!