Difficile giudicare un film che fa uso di immagini suggestive ma è montato così male, con un'ottima fotografia e un filo conduttore latente. La vita di un uomo divisa in quattro parti e quindi in quattro episodi. L'erotismo trasuda e la pellicola è pretenziosa, riesce però ad emanare un fascino malsano e probabilmente solo casuale, ma tutt'altro che logico. Poco lineare e confuso.
Mike Figgis HA DIRETTO ANCHE...
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Su un tappeto estenuante di musica pianistica (da La Patetica di Beethoven al Notturno di Chopin), una colonna sonora ricca per un film che non può definirsi di montaggio, ma che lascia esterrefatti per l'idea da cui nasce.
Girato in sole cinque settimane è un film sfortunato, pronto da più di un anno (Laudadio lo voleva a Venezia '98 ma poi non se ne fece nulla) è arrivato nelle sale con un titolo edulcorato rispetto all'originale: The Loss of Sexual Innocence. L'inglese Mike Figgis, probabilmente si tolse uno sfizio con La perdita dell'innocenza, rovesciandovi dentro elementi di autobiografia spicciola e frammenti di spiritualità, nonché i soldi guadagnati con Via da Las Vegas.