Sia dal titolo che dal trailer trasmesso in tv tutto faceva pensare al classico thriller a tinte paranormali invece, dopo i primi dieci minuti, ci si trova davanti al film più piatto e banale della stagione. Un thriller in cui ogni singola scena è prevedibile. Personaggi inconsistenti e attori che sembrano essere capitati sul set per sbaglio. Quaid sembra sempre un posseduto (e questo sarebbe stato un miglioramento), la Stone spaesata, solo Dorff sembra un po' motivato. La sola in parte è la casa, ma da sola non basta a tenere il ritmo.
Nonostante il valido cast a disposizione (Stone, Quaid e Dorff) il regista Mike Figgis non riesce ad andare oltre il thriller di maniera senza un'idea originale in questo non aiutato da attori che evidentemente non affatto convinti dell'operazione, recitano in maniera svogliata simulando alla peggio ansia e terrore. Si salva per poco l'impostazione scenografica. Forse la peggiore prova come attore di Denis Quaid.
Analizzato sul piano prettamente tecnico, Oscure Presenze è girato più che bene. Sul piano artistico Dennis Quaid e Sharon Stone recitano in maniera esemplare. Allora cos'è che rende indigesto questo thriller paranormale di poco spessore? Una trama raffazzonata, sul genere "alla moda" e priva di vero interesse da parte dei realizzatori (regista e sceneggiatore in primis). Risaputo, prevedibile, lento e quasi asfissiante al crocevia tra horror e thriller: se avesse almeno imboccato con decisione la strada giusta, forse qualcuno potrebbe gradire.
Bruttissimo film dai risultati incredibilmente scadenti soprattutto se si pensa alle persone coinvolte nel progetto: il regista Figgis è al suo minimo storico così come pure la Stone e Quaid che recitano ben al di sotto delle loro possibilità. Sulla sceneggiatura poi è meglio tacere. Certo la professionalità non manca del tutto, ma può forse bastare questo a consigliarne la visione? La risposta è decisamente negativa.
Tedioso thriller. Non c'e un minimo di tensione, ed è un peccato perché le scenografie avrebbero potuto aiutare. Le interpretazioni di tutto il cast sono davvero pessime e di veri e propri colpi di scena ce ne sono pochissimi. Concilia il sonno.
Vagonate di banalità per un thriller che prometteva molto di più, tenendo conto dei protagonisti. Pensate ad un cliché del genere e lo ritroverete qui. Li abbiamo visti così tante volte che ormai ci domandiamo: perché non si accorgono della musichetta inquietante in crescendo? Perché nel bar c'è sempre qualcuno che sa tutto su tutti gli abitanti del paese? Perché assumono quel tizio, se si vede lontano un miglio che è uno squilibrato? Sharon Stone, bella e talentuosa, meritava dei film decisamente migliori; non lo ripeterò mai abbastanza.
Famigliola newyorkese acquista da un fallimento un mega-villone in un trucido paesello, ma il vecchio proprietario ricompare minaccioso. A parte l'incongrua titolazione italiana, è l'incongruità della storia e di ogni suo dettaglio a gravare su un film incapace di decidersi se puntare sul thriller, sul demoniaco (inesistente ma accennato: a che pro?) o sul topico scontro dei cittadini con la chiusa comunità rustica. Ne viene fuori un pateracchio, aggravato da particolari arbitrari e risibili. Ma il peggio è che non "prende" neanche un po'...
La pessima fama di cui gode il film di Mike Figgis è (almeno in parte) immeritata. Che la sceneggiatura e molte situazioni siano ormai stranote ai fruitori dell'horror è innegabile. Ma è altrettanto innegabile che la pellicola abbia una buona inventiva, che le interpretazioni (compreso Stephen Dorff, nonostante all'inizio sembri interessato unicamente ad esibire i suoi addominali) siano di gran livello e che il finale accumuli buone suggestioni; ma le ultime inquadrature grondano melassa. Si rivede con gran piacere Christopher Plummer.
L'unica oscura presenza di Cold Creek è il cinema. Che senso ha riproporre per l'ennesima volta la casa inquietante avvolta dal mistero? Il maniaco omicida che perseguita la famiglia borghese e benpensante? Finali ridicoli alla Shining o alla Hitchcock ma che fanno masochisticamente male solo a loro stessi? E poi Sharon Stone, forse scelta per interpretare una donna ambigua e invece costretta in un personaggio talmente sciocco più simile a nonna papera che ad una dark lady.
Molto sottovalutato. Indubbiamente la trama è quella classica del thriller con il terzo incomodo finto amichevole e poi psicolabile (alla Abuso di potere), ma la costruzione della tensione è buona e la regia di Figgis molto esperta. Il cast fa il resto: Quaid e la Stone incarnano alla perfezione la coppia in crisi, Dorff è un riuscitissimo psicopatico e c'è anche una piccola, gustosa partecipazione di Christopher Plummer. Il giallo sottotraccia è intrigante; forse il finale è un po' troppo telefonato, ma si fa vedere.
Brutto, bruttissimo film che già dalla traduzione del titolo riesce a fuorviare lo spettatore lasciando intendere risvolti horror o da ghost-movie. E' invece un thriller di disarmante banalità, senza un minimo di tensione né atmosfera. Cast sulla carta promettente ma a causa dell'enorme imperizia di Figgis diventano tutti goffi personaggi al limite della macchietta. Come Quaid, qui al suo minimo storico, o la Lewis che in versione ubriaca sembra uscita dal programma "Il mio grasso matrimonio Gipsy". Stone "imbufalita" e inutile.
Per sfuggire al logorio della vita moderna, una famigliola newyorkese acquista una enorme villa campagnola dove forse anni prima sono successe brutte cose... Thriller in cui è difficile individuare l'elemento che ha pesato maggiormente nel determinare un risultato tanto mediocre in cui anche le sequenze potenzialmente clou finiscono per risultare imbarazzanti: la sceneggiatura dal sapore di minestrone riscaldato, la regia che non riesce a mantenere l'indispensabile tensione oppure lo spreco di un cast prestigioso a partire dalle prestazioni assai mediocri di Quaid e Stone.
MEMORABILE: In negativo: l'invasione domestica di serpenti con un assortimento degno di un rettilario e le reazioni della famigliola.
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