La gallina dalle uova d'oro - Corto (1905)

Un contadino vince a una fiera una gallina che produrrà uova d'oro rendendo ricca la sua famiglia. Una favola messa in scena con ottimo gusto in quindici minuti abbondanti. Le scenografie e gli estri visivi ricordano il migliore Melies, ma alla regia c'è Velle (prolifico regista del muto degli anni '10). Collabora anche Chomon alla realizzazione di questo filmino di notevole fattura, denso di idee. Siamo sempre dalle parti del teatro con strambe ma efficaci scenografie e ballerine dai costumi stravaganti. Interessante.

Non sarà il piano sequenza di Quinlan, ma la lunga panoramica d'apertura sulla fiera è semplicemente strepitosa: un lento dispiegarsi della folla, dai due ladri, che solo molto più avanti nel film torneranno protagonisti, al contadino che vince la gallina dalle uova d’oro. Il resto dell’opera alterna incalzanti momenti d’azione ai soliti balletti con apoteosi finale, calibrando con gusto narrazione comico-fantastica e trucchi meliesiani. Ovvero, ecco un buon anello di congiunzione tra il cinema della meraviglia e quello che racconta. Piacevole.

Per chi ha fatto il Classico, e rammenta che Esopo chiudeva con il classica "O mithos deloi oti...", diciamo che la favola dimostra che bisogna accontentarsi dei beni presenti e fuggire l'insaziabilità... Ottima la parte iniziale (è raro, nei film dell'epoca, vedere una così attenta gestione della massa), noiosetto il balletto centrale, ragguardevole la parte finale. Si vede la magica mano di Segundo de Chomón. Un bel corto (oltre un quarto d'ora).