Note: Soggetto dall'omonimo romanzo dello scrittore giapponese KMbM Abe pubblicato nel 1962. Vincitore Premio Speciale della Giuria al 17º Festival di Cannes tenutosi nel 1964.
Un villaggio rischia di essere inghiottito dalla sabbia che avanza implacabile come un fiume. C'è una donna che è lì da sempre e un uomo "civilizzato" che, intrappolato, dovrà darle una mano. Il film è una potente metafora sul modello societario moderno, dove il prezzo del singolo sulla comunità è ciò che lo tiene in vita, da sfruttato e da sfruttatore. Il regista insiste sulla dimensione claustrofobica e sui sentimenti che, in qualunque situazione, hanno la loro ragione d'essere.
A prescindere dalle diverse letture metaforico-allegoriche che se ne possono dare, il film è riuscito e godibile grazie alla splendida regia che ci regala immagini di grande bellezza e molto curate e ad una sceneggiatura che sin da subito avvolge nel
suo clima di mistero e tensione che si mantiene per tutta la durata (non breve: quasi 150 minuti) della pellicola. Così si arriva alla fine soddisfatti e senza sforzi (ma è ovvio che i ritmi non siano quelli occidentali). Da vedere anche solo per godere dell'impianto visivo o dell'aspetto "mistery".
Castello di sabbia in aria: Kafka il mondo, tutti giù per le sabbie mobili. L'entomologo in cerca di nuovi insetti da classificare diventa a sua volta neo-Samsa da monitorare in un eterno nuovo giorno: il Dunedì. Qui la modernità viene inghiottita, e il deserto ambientale come dello spirito si fa arcipelago neo-pagano, occasione di fertilità. Teshigahara fa del cinema un miraggio, un simùn a passo uno, ove avanzare come un Ozu-tuareg in odor di nouvelle vague dalle più ballardiane tentazioni socio-orrorifiche, sottoponendoci a cine-sabbiature delle più rigeneranti. Da disseppellire senza meno.
Perso l'ultimo autobus, un uomo in vacanza in una località della costa viene convinto dai paesani a trascorrere la notte presso la casa di una donna che vive all'interno di una grossa buca nella sabbia... Da un bel romanzo, un apologo di grande bellezza che aggiorna il mito di Sisifo per far riflettere sul rapporto di coppia e sul significato della vita che scorre via come la sabbia in una clessidra. Messa in scena rigorosa che riesce a far empatizzare con il disagio fisico e la sofferenza dei protagonisti, interpreti validi, fotografia e colonna sonora eccellenti: capolavoro.
MEMORABILE: Le scene di sesso, molto pudiche e sensuali; Gli abitanti del villaggio mascherati che incitano all'accoppiamento in pubblico; L'emblematico epilogo
Si possono dare davvero tantissime letture a questa vicenda, anche se il finale simbolico spiega molte cose. Resta uno splendido pezzo di cinema, anche perché la pellicola, pur portandosi appresso significati metaforici, ha comunque un buon ritmo e consente una visione godibile. La regia è perfetta nel farci entrare nella psicologia dei personaggi e nel loro disagio. Anche noi siamo lì in mezzo a loro, ricoperti di sabbia e assetati. Un film fisico dunque, oltre che metaforico. Bravissimi i due protagonisti, con bel doppiaggio di Renzo Montagnani. Da vedere.
Teshigahara usa la sabbia come Tarkovskj usa l'acqua, una presenza costante e straripante, in ogni inquadratura e sul corpo degli attori. Qui la sabbia è il vero protagonista e al suo interno si svolge il dramma della vita. La storia si presta a svariate riflessioni, probabilmente il romanzo servirebbe a chiarire meglio il punto di vista dell'autore. Fa pensare al diverso senso del vivere rappresentato dai protagonisti, che poi si scopre essere totalmente soggettivo e impermanente. Grande tecnica, contenuto e bravi attori.
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Daniela questo mi sento di consigliartelo. Bello visivamente e molto intrigante e misterioso sul piano narrativo. Sono curioso di leggerne il tuo parere e la tua interpretazione anche a livello metaforico.
Schramm anche tu prima o poi lo potresti recuperare.
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DiscussioneDaniela • 26/07/15 15:12 Gran Burattinaio - 5942 interventi
Visto tanti anni fa in un cineforum nel corso di una rassegna sul cinema giapponese, insieme ad altri capolavori, e ne conservo il ricordo come un'opera conturbante, visivamente splendida - spero sia facilmente reperibile, ti faccio sapere se sono in difficoltà ;o)
in criminale ritardo rispetto alla segnalazione, vistolo. premesso che sotto l'egida di 31 gradi una cosa del genere dà l'impressione che la temperatura nella stanza raddoppi, e che me lo devo un po' lavorare dentro, a caldo (appunto) dico bello con riserve. mi è quasi sembrato di vedere un ozu in salsa proto-orrorifica. non manca di soprassalti visivi notevoli purtroppo nettamente inferiori in quantità al resto del metraggio (troppo. contrarre e condensare il plot non avrebbe fatto uno yen di danno)
Daniela ebbe a dire: grazie del post-it, lo recupero
ma non l'avevi già visto? :O :O
m'aricomanno scegliti una nottata fresca per (ri?)vederlo, a me tutta quella sabbia per 146' ha fatto schiumà! :D
DiscussioneDaniela • 7/08/19 22:01 Gran Burattinaio - 5942 interventi
Schramm ebbe a dire: Daniela ebbe a dire: grazie del post-it, lo recupero
ma non l'avevi già visto? :O :O
m'aricomanno scegliti una nottata fresca per (ri?)vederlo, a me tutta quella sabbia per 146' ha fatto schiumà! :D
Si, e mi ricordo pure la trama, con questi poveretti impegnati in un lavoro da Sisifo, però sono passati tanti, troppi anni, una revisione è d'obbligo. Comunque accolgo il consiglio, non vorrei che il ventilatore compagno delle mie calde nottate cinefile sollevasse troppa sabbia...