Si avverte che dietro il film c'è un romanzo che avrebbe sostenuto anche la più maldestra versione cinematografica. E così è, perché il regista non fa nulla di particolare. Allora sono gli attori a salvare la baracca. Jeremy Irons e Meryl Streep (Clara, candida e con poteri paranormali) sono bravissimi e Glenn Close va ancora oltre nei panni della ambigua sorella di Esteban, di nero vestita e menagrama. Drammi a catena per una storia d'amore di 50 anni, con sullo sfondo la politica e l'economia di un paese, il Cile. Un po' lunghetto ma valido.
Purtroppo il mondo magico e denso di spiritualismo di una certa letteratura sudamericana non si presta alle trasposizioni filmiche hollywoodiane e questo film non fa eccezione. Benché realizzato dal regista del bel "Con le migliori intenzioni" (ma quello presentava Bergman alla sceneggiatura e non è poco!) e si avvalga di un cast si tutto rispetto, La casa degli spiriti è un film decisamente poco riuscito. Una sorta di teleromanzo che non coglie assolutamente lo spirito del libro con attori poco partecipi e regia di tipo televisivo.
Buon film. Magari eccessivamente lungo, ma storia e prova degli attori si mantengono interessanti. Offre uno spaccato sulla società cilena e sui fatti drammatici avvenuti ai tempi di Allende senza risparmiare immagini crude nel finale. La narrazione e la tipizzazione dei personaggi è in marcato stile hoolywoodiano e su questo i critici hanno calcato la mano, più che per altri film. Grande prova di Glenn Close in un ruolo minore, bravo e sofferto Jeremy Irons. Al contrario, Banderas rivoluzionario non è granchè e la Rider potrebbe fare di più.
Messa in scena hollywoodiana dalla quale salvo solamente Jeremy Irons, inspiegabilmente molto vicino anche fisicamente al personaggio così come è tratteggiato nel romanzo; la Streep è perennemente stupita, la Close sembra sempre in attesa di attaccarsi a qualche tenda (beh, in effetti, zitella sfiorita...); tutto il resto è rimescolato e/o tagliato, ma non rende un grammo delle atmosfere di Isabel Allende.
Catastrofe. Dilettantismo aberrante della messa in scena, dissipazione di un cast non spregevole quanto a nomi ma di delirante trashismo quanto ad assegnazione dei ruoli e per di più abbandonato a se stesso, esiziale pallosità della trama, effettacci al cui cospetto Stivaletti assurge a dio del make-up. E come se ciò non bastasse, visione in sala al tempo funestata da due querule signore, l'esclamazione di una delle quali ("qui dev'essere quando gli Stati uniti hanno invaso il Cile!") provocò una colorita escandescenza gobbica
Bruttissima produzione hollywoodiana: alcuni bravi attori non bastano a risollevare un film davvero poco riuscito. Ovviamente Banderas (qui nei panni di un non troppo convincente rivoluzionario) si ritaglia la palma del peggiore attore, sempre fuori posto, ma il peggio del film è dato dalla sceneggiatura e da certi discutibili effetti speciali. Scarso.
Non ho letto il romanzo, quindi non posso fare paragoni; visto così, questo film sembra un po' una fiction di quelle molto in voga oggi, più che altro per una sceneggiatura che accumula svariati luoghi comuni e alcuni tocchi grotteschi fuori luogo (su tutti, quello della testa della mamma decapitata). Il clima è alquanto melenso, l'atmosfera è molto da "film per signore di mezza età", ma i lati positivi sono in un buon cast (su tutti Irons, meno Banderas), nelle scenografie e nell'ottima fotografia. Poteva essere snellito; un mezzo mattone.
Indubbiamente non ci troviamo di fronte a un capolavoro, tutt'altro, trattandosi di un polpettone che segue le vicissitudini di una famiglia (e di un paese, il Cile) per più di cinquant'anni e nel fare ciò si dilunga parecchio (un po' di concisione in più avrebbe sicuramente giovato). Ovviamente, visto il cast, la forza del film risiede nelle interpretazioni, ma anche la storia comunque mantiene un suo interesse che fa si che lo spettatore comunque riesca a seguire le vicende fino alla conclusione della pellicola. **! ci possono stare.
Uno dei film più sottovalutati in assoluto. Credevo di sorbirmi l'ennessimo polpettone hollywoodiano narcolettico e indolore, invece mi trovo davanti una storia epica, sanguigna, ferina, coinvolgente, dolorosa, tragica, violenta, spietata e intensa come un fiume in piena. Ma, su tutto, August infila inaspettati momenti splatter che rasentano l'horror, stupri, torture e pestaggi che lasciano il segno e mai ci si aspetterebbero da un film del genere. Per il sottoscritto un mezzo capolavoro e August assolutamente un genio. Puro grande cinema.
MEMORABILE: L'impressionante incidente al passaggio a livello, con la testa decollata che vola letteralmente stile La casa; Lo stupro commesso da Irons.
Togliete dal buon libro di Allende tutta la magia della sua penna e avrete questo film, cioè solo una narrazione della storia di una famiglia attraverso diverse generazioni e quindi decenni; ma il tutto figura come una grossolana carrellata di eventi piuttosto che un'esposizione naturale e lineare: soprattutto all'inizio si avverte una certa fretta di August nel voler accelerare le cose; sarebbe bastato qualche ulteriore taglio. La regia non è impeccabile, così come la fotografia, mentre il cast non è per niente entusiasmante. Mediocre.
Tratto dal primo romanzo di Isabel Allende, il film non riesce nell'intento di far rivivere appieno la magia dell'opera letteraria. La storia è di quelle tristi e commoventi, che fa rimescolare il sangue in più situazioni e quindi garantisce un certo grado di coinvolgimento. Il problema però, nonostante la lunga durata, è che gli avvenimenti si succedono uno dopo l'altro senza soluzione di continuità, ed è davvero difficile star dietro al tutto senza aver letto il libro. Inoltre alcune cose vengono modificate o trascurate.
Buon film denso di fatti (inventati e storici) avvolto da un'atmosfera sovrannaturale che alcune volte può risultare molesta (Clara che coi suoi poteri medianici spoilera eventi futuri) ed altre grottesca (la scena della ricerca della testa materna è ai limiti del trash). Interessanti, tuttavia, i vari personaggi dalla personalità ben tratteggiata (soprattutto il dispotico Esteban, la flemmatica moglie e la sinistra sorella spiona con tendenze omosex), belli i paesaggi rurali e i costumi, valido il cast (in primis la coppia Irons/Streep), sostenuto il ritmo.
MEMORABILE: Il ritorno di Ferola durante la cena di famiglia.
Film che nel tempo ha raccolto varie critiche, in alcuni casi giuste, in altri esagerate. La confezione del film è di tutto rispetto, con una splendida fotografia e un ottimo cast, tutti all'altezza, specie il trio Irons-Streep-Close. È però anche da ammettere che la sceneggiatura maltratta la storia, saltando parti importanti. È vero che rendere un intero libro in un film è difficile, ma è vero che una certa attenzione ai buchi e ai salti esagerati non guasterebbe. Resta dunque la resa il problema principale di un film che comunque fa il suo e coinvolge. Buono.
Peccato che un romanzo bellissimo come quello di Isabel Allende sia stato così mal trasposto sul grande schermo. Molte parti (importanti) sono state cambiate o addirittura dimenticate. Pur facendo recepire il succo della storia (gli anni turbolenti in Cile), si rasenta la "blasfemia". Si salvano comunque le interpretazioni della Close e di Irons. Mediocre la colonna sonora.
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Fa un cameo l'attore italiano Franco Diogene,accreditato come Franco Diogent!
È uno degli uomini che si fa leggere il futuro
dalla bambina nelle prime battute del film
DiscussioneRaremirko • 3/11/20 22:39 Call center Davinotti - 3863 interventi
Mi è piaciuto molto e lo strabiliante cast (per lo più in versioni straniere come non si era mai visto, si badi a Gallo o al trasformismo di Irons), ovviamente, aiuta non poco.
Un epopea intensa, quasi un kolossal, mai noioso ne gratuito, giustamente ricordato di tanto in tanto ma non da tutti apprezzato.