Rassegna estiva:
Postatomica-L'estate italiana del dopobomba Guerrieri trasforma il post-atomico in terreno di
cacciagione, sfronda le scoppiazzature madmaxiane, riduce al minimo le truzzate action tipiche del (de)genere (le corse in moto, la solita cava con laghetto annesso, qualche scazzotata), apre il film nei sotterranei, cupi e desolati, della metropolitana (in un intro che sembra anticipare quello di
Dèmoni) e muta il classico topoi del dopobomba (gli stock footage iniziali sulla deflagrazione atomica e sui resti di Hiroshima) in un puro revenge movie.
Una ghenga di giovinastri sadici, violenti,
armati e pericolosi (tra cui spicca Davanzati e lo smidollato e viscido Karl Zinny), brutali stupri selvaggi (ai danni di Cinzia Bonfantini) , morboso voyeurismo (l'ossessione per la violenza carnale di uno psicotico e malato Zinny , proiettata su un teleschermo e virata in rosso che ha tutti i crismi ristagnanti di uno snuff movie), Marina Costa una sottospecie di Dea della caccia, fredda e spietata, Harrison Muller in mise zaroffiana, sciarpa bianca, katana e raffinata crudeltà, un meccanismo thriller nella svolta vendicativa (notevole l'omicidio argentiano ai danni della Newton, impiccata fuori dalla finestra con i seni nudi che sbattono contro i vetri), dove Guerrieri ammanta di riverberi horror la parte ambientata nella decadente dimora dai sentori alla
Zombi horror, con derive fac-simili a
Un bianco vestito per Marialè (con cani annessi nel parco), vuoi per il body count e per la spregevole fauna umana (gli eletti che sterminano i reietti) che gravita attorno.
Grande senso della tensione gestito da un'ottimo Guerrieri, che lascia da parte le pagliaccesche macchine bardate a circo equestre per concentrarsi sul braccaggio della selvaggina umana (il tiro al bersaglio sulla massa di "contaminati" che cercano di scappare ovunque), sugli interni squallidi e disadorni della casa sperduta nel parco (con qualche reliquia che rimanda all'antica Roma, come statue e stanze "caligoliane", letti a baldacchino e telecamere a circuito chiuso), non lesinando sul sesso (i seni della Newton tastati, la stessa Newton che spia, curiosa, tramite i sistemi di sicurezza, la coppia fare all'amore a letto) che probabilmente hanno fatto lievitare il divieto ai 18, e sulla vigliaccheria di questo manipolo della casta privilegiata, che (soprav)vive con subdola concomitanza.
Gran finale di rese dei conti simil western nell'immenso giardino, tra fucili ad alta precisione, lanciafiamme, agguati, pugnali rudimentali ficcati nello stomaco, moto che esplodono e giochi d'astuzia.
Sicuramente tra i migliori del (de)genere "apocalypse italy", il più originale e che viene meno alle tipiche copie carbone dei vari
1997 e delle poveracciate alla Mad Max.
Il regista di
Un detective da il suo pregevole contributo, con lo script di Roberto Leoni che tenta qualcosa di diverso, risultando tanto vincente quanto colpevolmente sottostimato e dimenticato.