Il meglio del film è tutto nel quarto d’ora iniziale quando, senza neppure i titoli di testa, si è subito trascinati in medias res (o almeno così sembra…); il seguito è un’avventura piuttosto scontata sulle pesanti orme di Spielberg, sebbene Margheriti, come già nel precedente e analogo I sopravvissuti della città morta, ribadisca il proprio talento di artigiano dell’action mettendo in scena scontri, esplosioni e incendi di sicuro impatto visivo. Ammiccante e quasi metacinematografica l’ultima battuta pronunciata da Lee Van Cleef, coerente con l'ironia che pervade tutta la pellicola.
Film d'avventura che Margheriti riesce a girare con quel poco che ha a disposizione. Risultato discreto e buoni gli effetti speciali realizzati con modellini, diorami all'insegna del low cost. Discreta anche la prova di Van Cleef e trama abbastanza avvincente. Non mancano, come sempre in questo genere di pellicole, gli onnipresenti Connelly e Pigozzi! Discreto e godibile.
Gradevole avventuroso di Margheriti, che parte molto bene e mantiene alto il ritmo per tutta la durata. Trama scopiazzata qui e là (con molte similitudini con l'Allan Quatermain della Cannon), sequenze action ben girate nonostante i pochi mezzi e colonna sonora gradevole. Pigozzi è il più in parte, Connelly se la cava mentre Van Cleef è impiegato in un ruolo del tutto esornativo. Non male.
Gran bel film di genere dell'esperto Margheriti che non teme il confronto con gli esempi più illustri. Il regista riesce a tenere il ritmo alto per tutta la pellicola grazie alle frequenti scene d'azione che, pur con qualche rozzezza, riescono a colpire nel segno. Buona anche la prova del cast, con Connelly e Pigozzi molto in parte. Belle e indovinate le location, confezione discreta con buone trovate di regia. Un prodotto di intrattenimento che meriterebbe di essere riscoperto anche dai non appassionati del genere. Visione più che consigliata!
MEMORABILE: Le scene delle esplosioni; il serpente ammaestrato.
Ideale compagno degli analoghi I cacciatori del cobra d'oro e I sopravvissuti della città morta, questo avventuroso di Margheriti conferma il talento del regista nel sottogenere 80s popolarizzato dai vari Indiana Jones, Allan Quatermain & co.; tra scene nella giungla, in mare, pirati, templi sotterranei pieni di trappole, botte, sparatorie e preziosi tesori, si cavalcano gli stilemi del genere con l'artigiana maestria unica dei registi italiani e un cast caro al cinemabis. Godibile e scacciapensieri, è un buon esempio degli irripetibili anni d'oro di certo cinema low-budget nostrano.
Il tipico racconto d’avventura ambientato in territori asiatici che richiamano alla mente Salgari. La trama non va tanto per il sottile e ricalca fedelmente i crismi dell’avventuriero a caccia di tesori. Tuttavia ha le fattezze di una produzione in tono minore, anche se riesce a compensare questa lacuna approfittando di un buon ritmo e di una vivacità fondamentali per opere di questa caratura. Non sembra nemmeno prendersi troppo sul serio e si diverte a creare scene ricche d’azione a suon di esplosioni. C’è Lee Van Cleef, relegato, purtroppo, in una parte secondaria.
Uno degli ultimi tentativi di tenere in vita il cinema popolare italiano imitando a basso costo i successi d'oltreoceano. Qui la trama non è per nulla banale, i volti sono scelti con cura (l'onnipresente Alan Collins - Luciano Pigozzi sopra gli altri) e Margheriti sa condire il tutto con tante trovate e una buona dose d'ironia. Non ha avuto il successo che meritava solo perché quell'epoca era ormai finita.
MEMORABILE: La sequenza iniziale, quasi da saggio sul cinema bis.
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DiscussioneTomastich • 30/11/08 10:53 Call center Davinotti - 117 interventi
Dopo il cobra d'oro e la città morta, gli avventurieri di Antonio Margheriti si cimentano nella ricerca del Rubino Malese. Con quali risultati ??
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (sabato 5 settembre 1987) di La leggenda del rubino malese: