L'impiccagione - Film (1968)

L'impiccagione
Locandina L'impiccagione - Film (1968)
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Titolo originale: Koshikei
Anno: 1968
Genere: drammatico (bianco e nero)

Cast completo di L'impiccagione

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Tutti i commenti e le recensioni di L'impiccagione

TITOLO INSERITO IL GIORNO 22/11/09 DAL BENEMERITO COTOLA
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Cotola 22/11/09 22:29 - 9516 commenti

I gusti di Cotola

Piccola, splendida perla cinematografica che sembra un lavoro teatrale dell'assurdo attraverso il quale Oshima affronta con grande drammaticità ed ironia il tema della pena di morte, quello dell'opposizione tra individuo e potere e quello del duro trattamento che subirono i coreani emigrati in Giappone. La prima parte è straordinaria, molto intensa e incalzante mentre nella seconda c'è un calo dovuto anche ad una ridondanza simbolica (peraltro troppo esplicita) che lo appesantisce lievemente. In ogni caso un film splendido. Brechtiano.

Daniela 6/09/10 10:55 - 13271 commenti

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R, condannato a morte, sopravvive ma perde la memoria. Per poterlo legalmente re-impiccare, i carcerieri e le altre persone che erano presenti al momento dell'esecuzione (il prete, il medico) mettono in scena la sua vita ed i suoi delitti, affinchè riacquisti coscienza di sé e di che cosa ha fatto. Bellissimo apologo di impianto teatrale sull'assurdità della pena di morte e sull'assurdità della pena di vivere, con una prima parte straordinaria e qualche indugio didascalico di troppo nella seconda, che però non ne inficia il grande valore.
MEMORABILE: La simulazione degli stupri e degli strangolamenti

Pigro 19/03/12 10:48 - 10101 commenti

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Si presenta come un film contro la pena di morte, ma in realtà è teatro politico lanciato beffardemente contro il potere e il sistema. L’impiccato coreano sopravvissuto a cui i boia cercano di far tornare la memoria per poterlo ri-giustiziare è simbolo di un Giappone rovente di contraddizioni e scontri. Con impeccabile raffinatezza visiva nell’asettica camera della morte, Oshima mette in scena la messa in scena della realtà, in una mîse en abyme vorticosa e in un tripudio di simbolismi, dove frulla sogno e realtà, politica e società, fino all’astrattezza. Potente.

Giùan 29/06/13 07:13 - 4928 commenti

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Lo scarto creato dall’attrito tra l’incipit documentaristico (la presentazione di luoghi e procedure della pena capitale) e l’episodio perturbante (la mancata esecuzione) è tra i più memorabili della storia del cinema. Oshima precipita il film in una vertigine kafkiana, nutrendola di richiami psicanalitici, allegorie socio-politiche (la militante coreana), grottesche catarsi e pirandelliani interrogativi etico esistenziali. Un film filosofico sul Giappone e sull’universale “Giudizio”, la cui potenza d’apologo è mitigata da certa tonitruante ripetitività.

Paulaster 30/10/24 18:12 - 4876 commenti

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Un ragazzo viene giustiziato per impiccagione, ma il suo cuore non smette di battere. La questione di ritrovare l’anima perduta (per conseguente amnesia) posrta in scena il teatro dell’assurdo. La prima parte è una commedia nera in cui c’è ben poco da ridere, poi la digressione diviene politica e fa calare il ritmo. Largo spazio alla diatriba tra coreani/giapponesi e chiara la denuncia contro la pena di morte. La conclusione criptica dimostra che il tutto ha valore simbolico.
MEMORABILE: L’ultima sigaretta; La simulazione della situazione familiare; L’ammissione di R.

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