Bello, anche se è un bello che si limita a farsi intuire piuttosto che a farsi capire, ma di implacabile orchiclastia, per cui è da vedere solo se psicologicamente preparati. Impianto drammatico, con una famiglia in decadenza dopo il 1945, come appare il Giappone ai nostalgici del Grande Impero nipponico. Tutti i flashback sono contraddistinti da "cerimonie": (nozze, decessi eccetera). Ripeto: solo per chi ha (molta) voglia e (molta) pazienza.
Raffinatissimo e decisamente complesso film di Oshima, che raggiunge qui una delle vette del suo cinema, grazie alla sua strabiliante capacità di raccontare il volto di un Giappone reazionario, sprofondato nelle sue tradizioni immodificabili che spesso si rivelano essere incredibilmente grottesche e surreali, come dimostrato dalla scena del matrimonio senza la sposa. Splendida la fotografia dai toni glaciali, assolutamente funzionali al racconto. Angoscianti le musiche. In ogni caso molto arduo e quindi non per tutti i gusti.
Esempio estremo di quel cinema “alto” e ostico che, da Anghelopulos a Bertolucci a Rocha, attraversò “globalmente” la cinematografia anni ’70, cercando d'analizzar senza pudori (pur se con qualche eccesso di seriosità) le singole tare nazionali. Il film esala quel tanfo funebre caratteristico delle pellicole di Oshima, senza tuttavia lo slancio vitalistico ma comunque frustrato de L’impero dei sensi. Aspramente critico nei riguardi della violentemente affettata società giapponese, soggettivo, organicamente ellittico, da guardare straniati ma partecipanti.
MEMORABILE: Il surreale matrimonio senza sposa di Masuo; Il suicidio di Setsuko; Il finale col corpo nudo di Terumichi morto.
La decadenza di una famiglia giapponese narrata dal punto di vista di uno dei suoi componenti più tormentati sullo sfondo di una contemporanea decadenza dell'antico Giappone all'indomani della Seconda Guerra Mondiale. Una decadenza accelerata da una modernità incipiente a cui cerca di resistere, invano, il patriarca della famiglia. È una splendida saga familiare, con numerosi personaggi di grande interesse. Particolari la fotografia e l'uso dell'oscurità. Ottimo il cast. Non manca qualche interessante momento grottesco. Splendido il finale. Un grandissimo film.
Non una, ma diverse cerimonie, che delineano il disfacimento di una famiglia giapponese dagli anni Quaranta all'allora contemporaneità. Una pellicola cupa, lentissima, che funziona nei passaggi più immediati (i giochi d'infanzia) o arditi (la "nave scuola", la seduzione incestuosa) ma che sfianca proprio nel pachidermico susseguirsi delle cerimonie del titolo, anche quando si tenta la carta del grottesco o del tragico, fino a un finale vagamente antonioniano al quale si arriva stremati. Messinscena buona ma senza gridare al miracolo, mentre le attrici funzionano meglio degli attori.
Nagisa Ôshima HA DIRETTO ANCHE...
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