Un film che trascina in una storia carica di suspance, tra messe nere e riti superstiziosi, mettendo in evidenze la potenza suggestiva delle credenze popolari. Con un buon ritmo che tiene lo spettatore in uno stato di eccitazione dall'inizio alla fine, una scengrafia altamente suggestiva e un cast adeguato, questo resta per me un bell'esempio di film italiano, con poche pretese ma buoni traguardi. Belli i testi e i dialoghi. Un po' carente la presa diretta. Comunque da vedere.
Un film assolutamente da non guardare. Trama da spot pubblicitario per Alberobello, recitazione da telenovelas di tv locale, attori ridicoli immagino presi perché amici e amiche di qualcuno (anche se definire la Trigiante e la Miconi attrici è effettivamente arduo). Dialoghi e testi difficili da commentare per quanto brutti. Per finire un continuo alternarsi della presa diretta con la registrazione in studio che nemmeno un cineamatore riesce a fare peggio. Insomma il tipico esempio di cinema italiano che fa male al cinema italiano.
I presupposti per un buon prodotto c'erano tutti: la trama, incentrata sulle messe nere, la location fascinosa di Alberobello con i suoi trulli... Ma la scelta infelice è stata quella di affiancare alcuni attori improponibili (Quinn, la Miconi e la Trigiante) a vecchie cariatidi protagoniste di sceneggiati televisivi anni Sessanta come Gazzolo e Castelnuovo. Ne viene fuori un pastrocchio totale, con i riti esoterici appena accennati, recitazioni da serie Z e mancanza totale di suspance.
MEMORABILE: Alla stazione: siamo in Puglia, ma l'altoparlante annuncia "treno in arrivo da Ventimiglia e diretto a S. Stefano Magra", che sono in Liguria...
Una presa in giro. Solo così si può definire questo pasticcio con erroracci (quello della stazione è da antologia) e raccordi di montaggio sbagliati (il montaggio è di Salvia stesso). Trama insulsa e pretenziosa (di messe nere se ne vedono poche e senza sangue), attori incapaci nelle scene di pathos (il prete!), regia amatoriale tutta camera a spalla, doppiaggio inascoltabile, pubblicità spudorata ad Alberobello... Un film che può avere giusta collocazione in quinta serata, in un palinsesto di una TV locale. Il ritmo è il grande assente.
MEMORABILE: Il panegirico dei titoli di coda per Alberobello; Il nepotismo dei Salvia nel cast; La pubblicità occulta ai locali del film; Il cuore in regalo.
Migliore di Prigionieri di un incubo dello stesso regista, bella ambientazione molto suggestiva. Il film resta comunque un filmetto da poco che ho apprezzato solo per la bellezza dei paesaggi e del cast femminile (la Trigiante in particolare); ci sono anche le vecchie glorie Castelnuovo e Troschel. Mediocre, ma se si sorvola su qualche difetto lo si digerisce senza troppa fatica.
Penoso ai limiti dell’inguardabile. La fiction italiana tira fuori tutto il suo peggio a cominciare dalla fotografia in digitale (ma come si può massacrare così Alberobello e i suoi trulli?!) e dall’ insulsa sceneggiatura che pasticcia con complotti, parapsicologia e satanismo. Quando non sono messi lì a testimonianza di glorie televisive passate (Gazzolo, Castelnuovo), gli attori recitano senza la minima cognizione di cosa sia l’espressività: vedasi la Miconi, che nei panni di sacerdotessa del Male è da antologia del ridicolo. Un film da assumersi come sonnifero, semmai.
MEMORABILE: Le ridicole telefonate anonime ricevute dalla bella Trigiante.
"Il sottile fascino" di certo lo hanno le protagoniste Milena Miconi (forgiata da mille fiction e si vede) e la bellezza "della porta accanto" Carmen Trigiante ma, ahimé, non il film. Vicenda thriller ambientata a Alberobello, che tra messe nere e riti orgiastici si trascina stancamente senza mai convincere appieno e l'evidente povertà di mezzi di certo non non aiuta. Bisogna dare atto al regista di aver comunque tentato, al giorno d'oggi, di riproporre un certo cinema di genere anni Settanta. Nomi celebri del passato malamente impiegati.
Il livello è sostanzialmente basso, ma si nota perlomeno uno sforzo creativo in fase di scrittura. La vicenda tutto sommato non è banale, strizza l'occhio al giallo - thriller ma lo fa spesso maldestramente, indugiando eccessivamente su elementi narrativi poco funzionali alla trama. Il cast non decolla, anche se la tenebrosa Miconi non è male e la Trigiante lascia intravedere una discreta capacità recitativa. Gli altri sono da bocciare, compreso un Danny Quinn scarsamente ispirato e alcuni grandi del passato in vesti assai dimesse.
Franco Salvia HA DIRETTO ANCHE...
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Simpaticissimo anche nella pubblicità dell'Amaretto di Saronno. Concludeva con la frase "solo ciò che continua a piacere diventa tradizione, come..."
Me la sono memorizzata e l'ho perfino utilizzata per commentare Profondo rosso. Lo ricordo con nostalgia in Albert e l'uomo nero e ne L'ultimo aereo per Venezia. Davvero un brutto giorno. Lui e Nicoletta Machiavelli mi erano cari. FAUNO.