Il Cristo in gola - Film (2022)

Il Cristo in gola
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MMJ Davinotti jr
Anno: 2022
Genere: drammatico (colore)
Note: Il film ha aperto il 40° Torino Film Festival il 25/11/2022.

Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

Location LE LOCATIONLE LOCATION

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Personalissima rilettura del Cristo pasoliniano (a cominciare dall’uso rigoroso del bianco e nero e dalla scelta di una location identificativa come Matera) da parte di un Antonio Rezza che già accarezzava l’idea di questo film nel 2004. Gli episodi più noti nella vita del Redentore, i personaggi più rappresentativi sono raccontati attraverso la lente deformante di un cinema che reinventa spiazzando, che lavora sulle musiche e le inquadrature sghembe, i primi piani improvvisi, i sussurri e soprattutto le urla: il Cristo che Rezza interpreta da par suo non parla mai (la voce del protagonista la sentiamo...Leggi tutto semmai quando doppia Ponzio Pilato/Carra mentre questi accenna a muovere le labbra), prorompendo invece in urla strazianti, prolungate, attraverso le quali il regista trova una via del tutto nuova e premiante che ne esprime la forza.

L’effetto si colloca in una impossibile via di mezzo tra il drammatico e il comico, cui si associano pose tradizionali che compongono quadri spesso in minimo movimento, rappresentazioni sacre alle quali non si assegnano toni blasfemi ma che inevitabilmente potranno far storcere la bocca a più di un credente. L’impressione è quella di un’opera libera da ogni convenzione, che fa uscire allo scoperto idee bizzarre ma anche scene il cui significato ultimo esiste forse solo nella mente del suo autore (e chissà, magari nemmeno nella sua): come giustificare ad esempio i frequenti interventi registrati di Videla, Duarte, Peron, che sostituiscono talora le musiche con un accompagnamento del tutto avulso dal contesto, precipitando lo spettatore in una sensazione di ulteriore straniamento? O la vecchina che interviene metatestualmente chiedendo a Gesù di far piovere (“Se no non sei il figlio di Dio”) o sottolineando i dialoghi con divertito nonsense? Lo stesso nonsense pervade l’intero film, il cui richiamo a Pasolini è immediato anche per una Matera che fa da straordinario ponte visivo, allontanando così parzialmente l’inevitabile accostamento al primo cinema di Ciprì e Maresco, sdoganatori di un grottesco volutamente poveristico semiamatoriale a cui è comunque difficile non pensare guardando l’opera di Rezza.

Riconoscibile nel film è però uno stile personale che non nasce certo qui e che una volta di più si rivela non essere “per tutti”. Perché, al di là di momenti in cui il sottile umorismo trova la via per sedurre timidamente il grande pubblico (nei monologhi di Pilato ad esempio, o negli interventi dell’anziana signora), l’operazione in sé difficilmente potrà soddisfare chi apprezza nel cinema schemi tradizionali. Rezza demolisce la forma classica, raggiunge alternativamente vette di ermetismo e di simpatica demenzialità generando un connubio atipico nella perfetta scia del suo autore; le musiche, i cori, le voci sono assolutamente inscindibili dalle immagini, commento indispensabile per raggiungere un risultato globale capace di conservare una sua impensabile coerenza; che non dimentica di solleticare la risata (per chi riesce a non farsi sopraffare dalla potenza "aliena" dell’insieme) con trovate buffe (la moltiplicazione dei pani e i pesci), semplicemente gradevoli (il ballo a pelo d’acqua), dirompenti (le urla di Cristo) o filosoficamente bizzarre (ancora Pilato). Un surrealismo che oltrepassa il neorealismo per intrigare e scioccare (la crocefissione del bimbo), debordare nell’improvvisazione infischiandosene di tempi e regole. Anarchico, folle, mai banale, lascia il segno... indisponendo.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 28/11/22 DAL DAVINOTTI
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Reeves 1/12/22 00:46 - 2232 commenti

I gusti di Reeves

Straordinaria lettura cristologica di Antonio Rezza, che torna al cinema dopo tanto tempo e questa volta firmando da solo la regia e non più in coppia con Flavia Mastrella. Un film forte, sarcastico, disturbante, capace di irriverenze che non sono mai volgari e di scene forti che non feriscono ma fanno pensare, tipo quella finale, nella quale mette veramente in scena ciò che ha di più caro.

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