Il corpo della sposa - Film (2019)

Geografia politica di corpi violati, sottomessi, silenziati. È persino ordinaria la storia della giovane teenager Verida (Deiche), costretta ad accettare un matrimonio combinato e a ingrassare smisuratamente per soddisfare le esigenze estetiche del futuro marito, ma di quella banalità che, nel suo indifferente reiterarsi, tutto domina e ottunde, come la polvere del deserto sui villaggi della Mauritania. Al suo esordio narrativo la brava Occhipinti si affida a un cast di soli non professionisti: scelta coraggiosa ma coerente, che dona un taglio documentaristico alle vicende.

Il "gavage", ovverosia la pratica di ingozzare le giovani promesse spose, manco fossero oche, è la prova di quanto sia considerato un oggetto da pesare la donna in Mauritania. E' quello a cui dovrà sottostare Verida, che si riempie di latte e cous-cous ma che, fortunatamente, saprà attorniarsi di persone col senso della realtà. Il tutto in un mondo contemporaneo dove coesistono internet e telefonini. La stile asciutto ben si accompagna alle tematiche scottanti fornendo alla regista una buona prova per emergere.

Ingrassare 20 kg in 3 mesi: è il tour de force a cui deve sottostare una ragazza in vista del matrimonio combinato dai genitori per adeguarsi ai criteri di bellezza tradizionali di una Mauritaria in cui permangono usi e costumi tribali in stridente contrasto con la crescente occidentalizzazione della società. All'inizio, vien da sorridere pensando al modello opposto imperante nella nostra società ma ben presto lo stupore lascia il posto alla rabbia suscitata da questa tortura dell'ingozzo. Film di denuncia sobrio, dal taglio semi-documentario, che spinge ad approfondire l'argomento.

L’incredibile tradizione delle ragazze messe all’ingrasso in pazzeschi tour de force in vista del matrimonio in Mauritania è una cartina di tornasole non tanto sul rapporto tra giovani e aspettative familiari/sociali, quanto sulla violenza nei confronti delle donne e dei loro corpi. Attraverso la storia della protagonista, narrata con appassionata oggettività (non senza fascinazione della regista italiana per quel Paese), risaltano le sottili imposizioni occidentali su look e modelli femminili, denunciandoli in tutta la loro mostruosità.

Una pratica arcaica e crudele impone alle ragazze costrette a un matrimonio combinato, una dieta ipercalorica affinché diventino obese come tradizione vuole, con conseguenze fisiche e psicologiche irreparabili. La regista segue passo passo Verida presa tra il doppio vincolo tra tribalità e occidentalizzazione presente nella Mauritania attuale, con una narrazione delicata e affettuosa, oltre il puro e semplice documentarismo. Impressiona la quasi naturalità con cui viene percepito questo residuo barbarico in un mondo già tecnologizzato e virtualmente più aperto. Vero e poetico.