Si avvertono i limiti di una cinematografia non motivata, spenta, che trae ispirazione dal contrasto di una crisi adolescenziale di ragazzi borghesi e la lotta per la sopravvivenza della vita in India. Il contrasto sembra arricchire gli eventi, ma alla fine sembra prevalere un finale scontato. Se a questo si aggiungono i limiti degli attori in generale, il giudizio positivo riguarda solo l'occhio osservatore di una società indiana complessa ma lontana anni luce e dai valori spesso spietati.
L'inizio non è ben augurante: la solita accozzaglia di genitori stressati e di figli, conseguentemente, problematici. Poi con l'arrivo in India dei due ragazzi romani il film acquisisce un senso. Risi/Apollonio si cala bene nei panni di un giovane smilzo e svampito ma anche (sorpresa) profondo; ma è soprattutto il ragazzino indiano (adottato dai genitori romani) che ravviva il film grazie al suo personaggio che pian piano riscopre le sue radici. La Mezzogiorno non mi è piaciuta. Un buon film.
Il pregio del film è quello di avere guardato l' India evitando le solite immagini da cartolina ma entrando un po' più in profondità nella complessità di questo paese. Purtroppo la vicenda pur se raccontata da una brava regista è piuttosto superficiale e vista al cinema molte volte: soggetti in crisi di identità in paese straniero. Gli attori (tranne forse la Mezzogiorno) abbozzano appena i loro personaggi e si rivelano (forse per colpa della sceneggiatura) inadeguati. Un film dalle buone intenzioni non soddisfatte.
Appena terminata la visione, ne ero molto entusiasta, poi, ripensandoci e analizzandolo a freddo, mi sono resa conto che non ha nulla di particolare: una trama che ha del già visto e attori che non sfondano completamente (buona, però, la prestazione della Mezzogiorno). Credo che il sentimentalismo giochi un ruolo importante nella pellicola e sì, per una volta lasciamoci prendere.
MEMORABILE: Io aspetto sempre qualcosa, qualcuno. Così non è che vivo, ammazzo il tempo.
Due ragazzotti vanno in vacanza in India con motivazioni diverse; il primo, lievemente disadattato, troverà consapevolezza di sè e conoscerà l'innamoramento fisico e mentale, il secondo, adottato e di nascita indiana, cercherà le sue origini. Una narrazione scontata ma provvista di un tratto delicato che suscita interesse. Discreta l'immagine dei familiari dei giovani alle prese con le loro fisime.
Decisamente irrisolto per utilizzar un facile ossimoro. La sensazione fastidiosa è che la derivazione del soggetto sia più cinematografica che "realistica": sembra una versione "adulta" riveduta e corretta di Che ne sarà di noi, in salsa indi. Il tocco della Archibugi nel delinear l'evoluzione sentimentale dei personaggi (soprattutto adolescenti) è inappuntabile, quanto opinabile il contesto drammaturgico in cui questi si esercitano. A Giovanna sarebbe servito un po' del disincanto dei due esordienti, mentre i bei nomi non salvan certo il segmento italiano.
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Errata corrige: nel cast imdb e nel nostro cast è segnalato Massimo Rosa. In realtà quello è il rapper G. Max, che ha un suo profilo imdb a parte (ho chiesto a Panza di unificarli) e che è presente con questo nome in faccioteca (nome da lasciare, il profilo principale è quello di G. Max, nell’altro c’è solo questo film)