I film con arzilli vecchietti in fuga da una realtà che li relega negli ospizi (di solito di gran lusso, come in questo caso) è quasi un sottogenere, in Italia. Un modo per riportare sulla scena nomi mai dimenticati che si prestano spesso a ironizzare sulla loro condizione, cercando di creare un clima di complicità che dovrebbe trasmettersi allo spettatore (cosa che, a dire il vero, accade assai di rado). I risultati sono spesso molto simili, anche se in FREE - LIBERI si cerca di elaborare un soggetto più complicato del consueto, per portare i nostri amati anziani on the road.
Il gruppo che si lancerà all'avventura è composto da Mirna (Milo), Rocco...Leggi tutto (Marescotti), suo fratello giovane Luchino (Salvi), Erica (Clery) e Antonio (Karimi). Dopo aver celebrato un bel funerale in apertura, officiato da Don Virgilio (Solenghi), è Mirna a confidare a Erica le proprie prossime intenzioni: poiché le hanno riferito che la sua vecchia fiamma Dragomir (Catania), un criminale torturatore di lunga data, si è stabilito in Puglia, ha deciso di andarlo a incontrare. Erica, ansiosa di evadere dalla routine, si aggrega all'amica e con loro si muovono anche i tre uomini. Quello che non sanno è che Dragomir, il quale a quanto pare ha perso la memoria, è controllato a vista da due loschi figuri (Marzocca e Friscia) al servizio di una giovane boss (Palmitesta), la quale si è intestardita a cercare il tesoro nascosto dall’uomo in un luogo segreto; forse (lo si scoprirà dopo, ma solo a causa di un equivoco) in un piccolo cinema che proietta vecchi film (DA QUI ALL'ETERNITA') gestito da una coppia di giovani a corto di denari (Santana e Venitucci).
Sono quindi tre, le vicende differenti destinate a incrociarsi, anche se la principale resta quella che segue i cinque anziani in viaggio (Salvi non rientrerebbe nella categoria ma, dal momento che non ha un euro, si è stabilito insieme al fratello in ospizio). La destinazione è la splendida Gallipoli, che dividerà le scene più importanti con Racale (sempre quindi nel leccese), nella cui piazza maggiore, San Sebastiano, ha sede il cinema della coppia.
La caratterizzazione dei cinque protagonisti si appoggia ampiamente agli stereotipi del genere, con accenni evidenti alla stanchezza per l'età sconfitta dall'entusiasmo per il viaggio. Se Mirna pensa solo all'amore per l'uomo che ritroverà, Erica rimpiange i bei tempi in cui era cantante di un certo successo (avrà modo di esibirsi con il suo cavallo di battaglia "Amore di grano" nell'hotel che li ospita, sostituendo la performer assente per malattia). Antonio è depresso per un figlio che ha l'unico obiettivo di vendergli la tanto amata casa dove aveva vissuto con la moglie, Rocco è costantemente sul piede di guerra col fratello fallito e ossessionato da una faccia che vorrebbe cambiare a ogni costo: è l'idea più bizzarra forse, sorretta da un Salvi meno sguaiato del consueto; si accompagna, come stramberia, alla simpatica interpretazione di Marzocca negli inediti panni del picciotto con parrucca, che ama rispondere talvolta al suo compare con lunghi aforismi privi di senso (buffa parodia delle massime sciorinate dai gangster "saggi" visti in certi film).
Lascia invece il tempo che trova la storia della giovane coppia alle prese con la crisi del cinema e i problemi dovuti all’assenza di pubblico: la Santana è affascinante, Venitucci qui più anonimo; a completarli, per quanto meno integrato alla storia, c'è Paolo De Vita (nel ruolo del proiezionista), ottimo attore che ha un paio di buoni, amari momenti. I duetti tra Catania e la Milo sono le parti meno incisive di un film che in ogni caso ha ben poche frecce al proprio arco, debole com’è nella sceneggiatura, poco aiutato dalla regia e dalla direzione del cast (la Milo e la Clery non sono certo al loro meglio). Solenghi con i suoi sermoni e le sue letture si vede più del previsto, la Palmintesta - che recita in dialetto stretto - è inguainata in abiti attillatissimi da dominatrix che ne mettono in evidenza il bel fisico. Eccellente la solare ambientazione pugliese, con begli scorci sul mare che mettono in luce le bianche architetture di Gallipoli.