Decisamente un bel film, sferzante sin dai primi minuti, ben recitato (in particolare dal Ashkenazi), ma soprattutto cangiante in sede di regia: Maoz ci regala inquadrature cesellate alla Wes Anderson, movimenti di camera di una precisione e pulizia assoluti, piano sequenza di grande respiro con una predilezione per le prospettive dall'alto, dettagli deliziosi e, non contento, passa alla telecamera a mano nel momento intimista. Si direbbe uno che conosce il suo mestiere.
Una storia drammatica infarcita di grottesco, che disorienta e colpisce. Il regista israeliano Maoz, alla seconda prova dopo Lebanon, gioca col dolore con coraggio e provocazione, realizzando un film che denuncia l’assurdità della guerra e l’impossibilità dell’uomo di governare il proprio destino. Un film pregevole, molto ambizioso, carico di elementi e di registri diversi, non tutti appropriati e convincenti.
Indubbiamente meritoria la volontà di Maoz di affrontare il tema della guerra in una prospettiva più attuale e contemporanea, determinazione sostenuta da un gusto visivo altrettanto inusuale e ricercato. Eppure col passar dei minuti e con lo scorrere ellittico di vicende e personaggi si insinua un certo fastidio per una costruzione pretenziosamente "arty", corredata da un gusto dell'inquadratura artificiosamente poetico e per una esibizione tragica che poco ha a che far col destino cieco e troppo con l'esasperato controllo registico. Contrastante.
Un'altalena di emozioni, dal dolore per la perdita più grande fino alla tragedia provocata dall'insensatezza della guerra, passando dal grottesco di un avamposto perso nel nulla che affonda lentamente nel fango, in questo film israeliano in cui, come nel ballo del titolo, pur muovendosi si resta sempre incollati allo stesso posto, in balia di un destino beffardo che si diverte a travestirsi (una lattina, un cammello). Ben interpretato, girato con inquadrature e movimenti di macchina curatissimi e spiazzanti, attraversato da lampi di feroce ironia e ilare disperazione: da vedere.
MEMORABILE: Il balletto del soldato col fucile; Il transito del cammello; La storia della Bibbia di famiglia; La lattina-misuratore; L'inserto a disegni animati
La morte del figlio "caduto" in zona militarizzata costringe una famiglia già in crisi e reticente ai sentimenti a riconsiderare tratti ed eventi della propria vita. Un dramma psicologico di taglio spiccatamente teatrale anche nella ripartizione, che mostra l'irrazionalità della guerra e del fato. Una cura esasperata della fotografia e delle simmetrie tra luce e ombra, insieme all'essenzialità dei dialoghi, rendono tangibile lo scavo interiore dei protagonisti, anche se ciò relega sullo sfondo un dramma collettivo (non solo privato) in terra di confine.
MEMORABILE: Il doppio annuncio; Il container sperduto nel deserto; La lattina e la smitragliata; Il quaderno di disegni di Jonathan.
Lo si potrebbe accusare di eccessiva perfezione e geometricità, ma le emozioni scorrono copiose e nulla sembra essere fine a se stesso: anzi. Come nel ballo del titolo, si torna sempre al punto di partenza. In mezzo però nessun passo di danza viene sprecato: si assiste ad unfoxtrot ora dolentemente lancinante, ora staticamente lieve, per poi terminare in modo atrocemente beffardo. Un film che colpisce e che si rivela ben più riuscito della celebratissima opera precedente del regista. C'è tutto: forma (grande la regia) e sostanza; cuore e muscoli. Vedetelo.
MEMORABILE: Il cammello, la lattina, la Bibbia di famiglia.
Suddiviso in tre "quadri", un film sul destino che si fa beffe della famiglia di un soldato come un ballo nel quale si torna sempre al punto di partenza. Pellicola che affianca uno spessore narrativo notevole ad una resa stilistica impeccabile, con un gusto notevole nella composizione delle inquadrature ed immagini memorabili, specie nella seconda parte. Grande prova di bravura dell'attore israeliano Lior Ashkenazi. Da non perdere.
Un racconto capace di mescolare momenti introspettivi e toni surreali che possono intrigare ma allo stesso tempo non sempre riuscito nella sintesi delle vicende. Le inquadrature di Maoz e la fotografia compongono un quadro dotato di forte personalità che a volte magari rischia di far sopravanzare la forma rispetto al contenuto ma che rimane comunque interessante.
Un buon film. Storia drammatica divisa in tre atti nei quali viene rappresentata l'elaborazione del lutto e ci viene raccontato come il destino appaia inspiegabile, come sembri quasi prendersi gioco delle persone senza curarsi delle loro emozioni. Interessante sotto il profilo narrativo, meno per quanto riguarda i ritmi: un po' troppo lenti. Gran premio della Giuria a Venezia.
POTRESTI TROVARE INTERESSANTI ANCHE...
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
DiscussioneDaniela • 19/10/18 02:03 Gran Burattinaio - 5945 interventi
Chiamata: film consigliatissimo. Ultimamente, per beccare qualcosa da quattro pallini in su devo navigare fra pellicole del passato, quasi tutte già viste a suo tempo (e magari riviste più volte successivamente). Questo invece è un film recente, al quale non ho esitato un attimo ad appioppare quattro pallini :o)
PS: Cotola, non aspettare sei anni questa volta...
Stavolta ho seguito il suggerimento in tempi più che ragionevoli.
Bellissimo. Grazie mille del consiglio a Daniela.
Vedendolo mi ricordava Lebanon, pur essendo due film
molto diversi. Poi ho scoperto che era dello stesso regista.