Flora - Corto (1989)

Una creatura con volto e mani modellati in forma umana, col corpo interamente composto da frutta e verdura, si corrompe e marcisce legata per i polsi alla spalliera di un letto, protendendosi inutilmente verso il bicchiere colmo d'acqua posto sul comodino. 30 secondi - intensi - di sofferenza, senza alcun accenno umoristico, ma neppure sadico, per questa allegoria della malattia e del disfacimento fisico.

A Svankmajer bastano trenta secondi per farci venire una paura malata di invecchiare e morire: la decomposizione, la decadenza; il linguaggio è il suo solito e, come spesso accade nei suoi film, è il cibo, qui alla malora, la metafora della nostra misera condizione.

Il destino ineluttabile di decadenza e putrescenza che attende noi e le altre creature dell’universo è messo in scena da Svankmajer in maniera nuda e cruda e senza alcuna consolazione. Ennesimo corto stop motion al fulmicotone (dura circa 30 secondi) che mostra le doti tipiche del regista: inventiva ed originalità.

In pochissimi secondi, la decomposizione di un corpo-vegetale: praticamente un'incarnazione dei ritratti di Arcimboldo, torturata e marcita. E' un'immagine spiazzante e disturbante soprattutto per la rapidità del corto: lo spettatore non ha il tempo di metabolizzare il dramma in atto di una morte traumatica, ne è semplicemente testimone impotente e incapace di capire perché ciò stia accadendo. Il fastidioso sottofondo sonoro è perfetto completamento di questo folgorante lavoro.

Spiazzante come al solito. Nella sua brevità un corto di notevole impatto, non solo visivo. Idea originale ben sviluppata, con un senso ineluttabile di morte, davvero molto inquietante. Consigliato decisamente; un altro capolavoro del maestro, in appena 30 secondi.