Giallo italiano fortemente contaminato con la commedia. Il cast è buono, ed anche la confezione (regìa, la bella musica di Gino Peguri); peccato che i personaggi non vengano mai approfonditi, e che i dialoghi siano spesso maldestri. Specialmente i momenti leggeri, che dovrebbero far ridere, mancano clamorosamente il bersaglio, ma nel complesso il film non mi è dispiaciuto. La soluzione finale dell'intrigo di certo non scioccherà nessuno, comunque.
Piccolo cult made in Italy tratto dal romanzo "Il commissario Clerici" di Secchi, il quale lo dirige. Si parte su binari della commedia di casa nostra per poi incanalarsi in fretta su quelli del giallo tout court. Marconi non ha il viso del tipico poliziotto e fors'anche per questo funziona benissimo. Ponzoni fa il prete e Bonacelli (che parla sempre meridionale forzato e beve litri di caffé) il commissario capo. Bello, semplice e filato. La compagna anarchica di Clerici è interpretata ad hoc da una sensualissima Marchegiani.
Stravagante incursione nel mondo della celluloide del fumettista/scrittore Max Bunker, al secolo Luciano Secchi, che porta in sala il suo libro giallo "Il commissario Clarici". A una prima parte introduttiva, vispa e da commedia (con gli albi di Alan Ford in bella vista, che vorrebbero essere messaggi subliminali), ne segue una seconda che sterza verso i toni drammatici (ma non troppo) del giallo popolare. Bravini Fiorenza Marchegiani, Renato Mori e Paolo Bonacelli, un po' meno Saverio Marconi. Pellicola povera, senza pretese e sperimentale.
MEMORABILE: Il cameo alla Hitchcock di Luciano Secchi, che compare nella scena della messa dove il sacerdote Cochi Ponzoni legge la resurrezione di Lazzaro.
Per la sua unica regia il sempernoster stempera i suoi toni grotteschi, piazza un po' di albi in bella vista, vivacchia con pochi soldi e buona volontà fra blando giallo e commediola di costume che sanno ancora di anni '70. Il risultato è modesto anche se non insostenibile. Rimane l'elemento-feticcio per i maxbunkeriani d'osservanza.
Mantiene per tutta la sua durata un'aria simpatica, di commedia leggera; adeguato per passare un'ora e mezza in leggerezza anche grazie a una parte investigativa non proprio complessa ma con sorpresa nella sua risoluzione. Marconi ha la giusta aria da intelligente pivello, la Marchegiani è un ottimo supporto per i duetti con il protagonista, esilarante Mori, Musumeci è una divertente spalla mentre Bonacelli poteva essere sfruttato meglio. Ai tempi avrebbe meritato senza alcun dubbio un maggior riscontro di pubblico.
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Qui è invecchiato, ma è lo stesso autore/fumettista/regista della foto del 1982.
DiscussioneZender • 25/02/19 08:01 Capo scrivano - 48845 interventi
Sì ho visto appunto queste foto di lui vecchio e non lo riconosco, o meglio può essere ovviamente, ma da questo video non si capisce. Però chiedo a chi è abituato a riconoscere i volti...