La storia di questo amore infelice a causa dei pregiudizi di classe è quella nota già portata sullo schermo nel 1939 da Wyler ne La voce nella tempesta, qui narrata con una accentuazione degli aspetti passionali e dei risvolti tragici. Pur interessante, si tratta di un film minore nella filmografia di Buñuel, meno personale rispetto ad altre sue opere, purtroppo penalizzato da una recitazione mediocre (in particolare, del tutto inadeguata Irasema Dilian).
MEMORABILE: Bello il finale, molto diverso da quello del romanzo
Visto "serialmente" le prime volte su Telepiù3, che in quel periodo (primi '90) mandava a rullo per varie ore al giorno lo stesso film. Cosa Don Luis volesse far della trasposizione cinematografica del romanzo Brontiano lo dice il titolo originale. Potente, tutto centrato sulle passioni/pulsioni primarie dei protagoniti, Buñuel raffredda tuttavia la materia incandescente utilizzando al solito entomologicamente gli attori e la loro recitazione. Sì "minato" dalle necessità alimentari del periodo mexicano; confrontatelo però con la manierata seppur bella version di Wyler...
Prova minore di Buñuel in cui non mancano i momenti di intensità passionale e drammatica, ma il film soffre di un certo schematismo e di un eccesso di sintesi rispetto alle possibilità narrative offerte dal romanzo della Bronte. Gli attori non sono tutti all'altezza, in particolare i due protagonisti non recitano bene. Alcuni passaggi sono stati fedelmente ripresi dalla fiction Rai del 2004.
Il confronto coll'impervio romanzo della grande Emily è duro: il regista elimina l'indispensabile cornice narrativa e attenua la carica ingenua e selvaggia del testo che, nel finale, trascende in un mirabile horror gotico (qui tradito). Anche a considerarlo a sé stante, però, il film non convince, risolvendosi in una serie di episodi scopertamente melodrammatici accompagnati da un'invasiva colonna sonora che li enfatizza ulteriormente. Non perspicuo il personaggio di Alejandro/Heathcliff; piatto e privo di ambiguità quello di Cathy/Catalina.
L’ex servo Alejandro torna a reclamare l’amore di Catalina, anche se ormai sposata. Melodrammone amoroso tra slanci ad effetto, abbandoni e gelosie incrociate. I dialoghi sono degni di un fotoromanzo rosa e il doppiaggio enfatico li rende stucchevoli oltremisura. Buñuel si fa notare in qualche scorcio e per un accenno di lotta di classe mescolato al volere di Dio. Nella sua esagerazione, il finale raggiunge un climax di lucida follia.
MEMORABILE: La neosposa in camera separata; Il sollevamento della bara.
Luis Buñuel prende un testo fortemente connotato nella dimensione del melodramma e lo traduce con un adattamento che comprende una tonalità di lotta di classe sconoscita a chi conosce il romanzo. Il suo genio è chiaramente riconoscibile ed è aiutato da un adattamento molto sorprendente. E poi è un piacere rivedere Irasema Dilian, la diva che piaceva a De Sica e a Freda.
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DiscussioneRaremirko • 24/01/19 21:41 Call center Davinotti - 3863 interventi
Molto molto buono, secondo me recitato bene checchè altri dicano (c'è pure la Dilian, che lavorò con Mattoli e De Sica), d'atmosfera e più tormentato e diretto (nel senso di cosa sceglie di mostrare, come il finale gotico e necroforo) rispetto al film di Wyler.
La mano registica di Bunuel, qui raffinato e attento alla ricerca, si sente eccome.