Chez le magnétiseur - Corto (1897)

Con uno stile forse mutuato da Méliès, Alice Guy dirige un breve cortometraggio nel quale mescola piuttosto abilmente (anche considerata la breve durata) i trucchi della stop-motion ad un certo sguardo ironico sulla morale del periodo, laddove il filmato acquista connotati erotici legati alla svestizione della coprotagonista.

Come il collega Méliès, anche la Guy coniuga fantasia ad una comicità che in questo cortometraggio di un minuto assume toni licenziosi: una donna si reca da un ipnotizzatore che con gesti magici le toglie i vestiti a distanza facendola restare in sottoveste; poi la riveste e infine scambia i suoi abiti con quelli di un gendarme... Molto buono lo stop-motion, la tecnica più diffusa agli albori del cinema.

Più che un ipnotizzatore il protagonista di questo corto sembra essere un illusionista, in perfetto stile meliesiano: il gioco, qui, è il passaggio di vestiti da un personaggio all’altro nello studio del “magnétiseur”. Un lavoro relativamente semplice, non particolarmente coinvolgente o impressionante, ma neanche sciatto (se non altro per la cura nella scena e nei costumi).

Se avessi visto il corto senza saperne l'autore, avrei detto che si trattava di un'opera di Méliès. Invece la regista è Alice Guy, che dimostra di essere in grado di meravigliare il suo pubblico con effetti per l'epoca strabilianti. L'ipnotizzatore gioca con la sua "vittima" come la regista fa con noi. Un corto divertentissimo che dimostra quanta voglia ci fosse di meravigliare il pubblico.

Si tratta di un breve lavoro di pura imitazione, con totale richiamo alle creazioni illusionistiche di Georges Méliès. Unico spunto di un certo interesse, il fatto che la svestizione della fanciulla qua e là assuma un tono leggermente piccante. Chiusura buffa. Impossibile aggiungere di più, francamente.