Beast from haunted cave - Film (1959)

Per rapinare un centro sciistico ed eludere la sorveglianza, un gruppo di gangster fa esplodere una miniera abbandonata, covo di un'ancestrale creatura… Basta osservare come Hellman definisce le psicologie e le dinamiche di piccolo gruppo per capire che non è un regista qualsiasi: al suo esordio prende di petto tanto il contenitore noir quanto l'happening horror, conferendo al mostro (un It ante litteram) qualità nemesiache e arcane. Non del tutto riuscito e ritmicamente scostante, rimane un ibrido dalle peculiarità seminali e avanguardiste che incuriosisce e conquista.

Un topos del noir (i gangsters in un luogo isolato, in attesa del mezzo di fuga fra tensioni varie) incrociato con l'horror (un'aracnoide sanguisuga aguardia ancestrale di una grotta sacra agli indiani): drive-in movie non privo di finezze e con un'ambientazione suggestiva. Inutile dire che le risorse sono risicate ma nell'insieme il film è guardabile.

La prima esperienza di Hellman dietro la macchina da presa è un impacciato innesto tra noir e fantascienza orrorifica: se nel primo si dispiegano le tensioni del “piccolo gruppo in un interno” nelle quali è già avvertibile il talento descrittivo in fieri del regista, la seconda protrude sotto forma di un bavoso aracnide ipertrofico, talmente grossolano e ridicolo da entrare di diritto negli annali del trash mondiale. Antagonisti, due futuri habitués del cinema italiano: il colosso Forest – poi anche doppiatore in lingua inglese di molti nostri polizieschi – e il tipaccio Wolff. Sgraziato.

Un’orrenda creatura di non si sa bene che natura cattura le sue prede umane assiepandole in bozzoli, mentre una gang male assortita escogita un modo originale per trafugare lingotti. Più scalcagnato di così non si poteva! Eppure qualcosa di sinistro palpita in questo B-movie d’altri tempi, allietato dalle presenze del baffuto Frank Wolff e dell’atletico Michael Forest. La bestia in questione darà il peggio di sé nel finale.