Battalion to my beat - Corto (2016)

Chi cantava che le donne in uniforme hanno un aspetto algido dovrebbe vedere con quale ardimento Mariam abbraccia la causa dello stato d’eccezione, del patriottismo e della difesa del proprio suolo d’appartenenza. Più che del suo orgoglioso excursus, però, la regia si attarda maggiormente su un decor cartolinesco che fa del paesaggismo e delle panoramiche un personaggio sornione, che sfrigola con l’assetto drammaturgico, finendo col soppiantarlo. E per la lungimiranza dello spettatore più intransigente i minuti sono sempre più contati. Fortuna vuole che lo siano anche quelli del film.

Ci sono molti livelli in questo piccolo corto ambientato in un campo profughi. C’è l’insofferenza di una ragazzina per il ruolo di genere in cui è costretta dalle consuetudini sociali; c’è l’humus bellico che impregna anche i sogni dei bambini e perciò i loro desideri; e c’è soprattutto la condizione di oppressione del popolo saharawi da parte del Marocco, che qui viene raccontata con uno spirito militante ma anche con buona capacità di descrizione della situazione. Il film è fragile, ma merita mezzo pallino in più per l’impegno politico.