Avanzi di galera - Film (1954)

Sono tre storie di ex carcerati che hanno scontato pene non sempre giuste e ora si trovano sulla difficilissima strada della reintegrazione. Se potevo arguire che per un rapinatore ciò era impossibile, la storia del chirurgo condannato per intervento non autorizzato e finito male mi ha semplicemente devastato, specie per l'insicurezza che gliene è scaturita, il malstare, gli incubi costanti e mai più sopiti. Nell'ultima parte è commovente che una sconosciuta incontrata per caso sia l'unica a convincersi dell'innocenza di un condannato per furto.

Tre episodi tenuti insieme da una cornice con Tosi, che fa il commissario. Primo (Basehart, Cortese). Drammone cottafaviano, con finale piuttosto inverosimile, ma diretto e recitato con indiscutibile professionismo (**). Secondo (Constantine, Lillo, Foà). Sorprendente episodio dalle tonalità noir, vedendo il quale è impossibile non pensare a Di Leo (***). Terzo (Chiari, Lualdi e particina per Bramieri). Secco in alcune fasi, sentimentale in altre, ma sempre condotto in maniera salda, esalta le varie tonalità (dalle buffonesche a quelle drammatiche) di un grande Walter Chiari (**!).

Storie di tre ex detenuti che, scontata la loro pena, cercano un difficile reinserimento, con la figura del commissario, interpretato da Tosi, a fungere da collante. Mentre il primo e il terzo segmento, nonostante le ottime prove delle coppie Basehart/Cortese e Chiari/Lualdi, cedono alla logiche del melodramma dalla morale edificante in cui l'amore di una donna rappresenta l'ancora di salvezza, il secondo è una vera e propria staffilata noir caratterizzata da un pessimismo che fa pensare a certo cinema di genere che verrà. Cottafavi dirige da quel buon professionista che era.