Produzione canadese girata a Vancouver e caratterizzata da ottimi interpreti (in particolare la gracile e "dark" Laura Mennell). Impostata sullo sviluppo di una sceneggiatura complessa e a tratti arricchita da inattesa cultura (le profezie Maya, le mutilazioni "animali", i pittogrammi -o cerchi nel grano-) ma che si protrare senza nesso e senza logica sulla falsariga di Final Destination e The Omen. A rendere indigeribile il film è un finale arrancante, sul quale gli autori non riescono a risolvere il film che resta, col suo 11:11, arcano.
Il colpo di scena del regista si capisce praticamente subito (l'amica della protagonista è...); e questo già non è bene. Dopodichè il film è un pastrocchio pieno di flash back, premonizioni, percezioni extrasensoriali, un bel numero speciale (11:11), che fa sempre colpo e una protagonista dotata di poteri, bistrattata dalle compagne (vedi Carrie). Non è girato malissimo, la recitazione è quasi decente e qualche raro momento di tensione c'è, ma nel complesso resta una pellicola con troppi difetti (nota di merito per il finale, non proprio positivo, direi).
MEMORABILE: I morti che, per qualche secondo, credono di essere ancora vivi.
Ci sono film che si mettono d'impegno e ingegno per monopolizzare l'olimpo dell'inutilità. A 11.11 l'impresa riesce d'ufficio fin dai primi minuti. Di ineguagliabile, infinita bruttezza, sfido il mondo intero a prenderne le difese. Un salto dall'ottavo piano col lettore dvd al collo è quanto può seguire a visione terminata.
Chi cerca brividi e sorprese dietro ogni angolo rimarrà a bocca asciutta, ma se desidera una buona prova attoriale la troverà nella protagonista Mennell, oserei dire quasi sprecata per un film che, come horror, manca il bersaglio. La storia è di stampo adolescenziale o al più per giovani rampanti e ha il medesimo target finale. Non merita più di due pallini, ma non è nenache una porcheria. Per una volta passabile.
Ennesimo pastrocchione che mescola l'apocalisse a decine di altri spunti scopiazzati qua e là dal genere. Il livello non è infimo, ma gli si approssima pericolosamente soprattutto per le fruste trovatine che dovrebbero originare il perturbante (apparizioni che accelerano verso la macchina da presa o vi passano velocemente davanti... sai che novità). Purtroppo la scarsa logica e l'inadeguatezza della protagonista (pure bruttina quando piagnucola) calano l'inevitabile mannaia del monopallino.
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