Il regista Cesare Bastelli ci parla di "Una domenica sì"
4 Dicembre 2008
Una domenica sì è una graziosa commedia diretta dall’amico
Cesare Bastelli, storico aiuto regista di
Avati. Un film non troppo conosciuto ma che a parere di chi scrive meriterebbe invece molta più attenzione. Buona parte del cast viene da
Festa di Laurea ed ha una frizzantezza insolita, non data solo dall’uso del dialetto romagnolo.
ZENDER: Buona parte del fatto che il film risulti a più riprese divertente è merito sia di dialoghi (tuoi) mai banali ma anche della spontaneità bizzarra di quel singolare attore che era Nik Novecento, al quale Davide Celli si affianca come personaggio ancor più particolare. Scelsi tu loro come attori o il progetto era già in fase avanzata quando lo prendesti in mano? E come è capitato che tu sia passato da aiuto regista storico di Avati a regista? Fu Avati a proporti la cosa, tu che gli chiedesti di dirigere qualcosa o ancora il fatto che sentissi la storia vicina alle tue corde?CESARE BASTELLI: Ho ereditato gli attori dei film di
Pupi perchè lui tende a creare con il cast e la troupe una "famiglia", una "factory" che ricicla spesso nei suoi lavori. Lo fa da sempre. Il mio film nacque da un’idea di
Luciano Martino, produttore, ex marito di
Edwige Fenech, ora anche regista. Voleva un film su
"due giovani militari che escono in libera uscita la mattina, però ne rientra uno solo". Tutto qui. Così
Pupi, a cui non è mai interessato lavorare su idee altrui, pensò di far fare a qualcuno dei suoi questo film e di produrlo lui a livello esecutivo, per fare girare un pò di denaro per la Società e offrire una occasione di lavoro in più. Incaricò due sceneggiatori di sviluppare il tema:
Scarchilli e
Cesare Bornazzini.
Bornazzini è di
Codigoro, un farmacista suo e nostro amico che ha lavorato come segretario di edizione in molti film "padani" di
Pupi e anche regista documentarista.
Bornazzini e
Scarchilli scrissero una storia carina ma la sceneggiatura era un po’ boccaccesca.
Così
Pupi la rimaneggiò parecchio (come fa quasi sempre con le produzioni di film non suoi). Inizialmente anche
Bornazzini doveva fare, in coregia con me, il film, ma poi rinunciò (ne fui contento e gli fui grato, non avrebbe avuto molto senso fare a quattro mani un piccolo film così). Così andò. Girai il film, il mio primo film, e non fu neppure tanto difficile. Per la verità per me il servizio militare era stato una specie di dramma. Evitato per anni con l'iscrizione all'università, (erano anni fortemente ideologizzati ed io ero avverso), avevo provato di tutto pur di rimandare la partenza per la naia. Dovetti partire che stavo girando
Tutti defunti tranne i morti: un dramma lasciare il set e sapere che poi il cinema che faticosamente avevo raggiunto non mi avrebbe aspettato...
Il truccatore
Gianni Amedei ebbe un’idea e mi diede i trucchi degli attori: il fondo bianco per apparire pallidi, la matita per cerchiare gli occhi, la polverina per far piangere. Arrivai in condizioni apparentemente disastrose, mi mandarono all'ospedale militare, li convinsi che ero in crisi profonda (era abbastanza vero a livello psicologico, anche se fisicamente ero sano come un pesce), insomma finì che mi diedero 21 giorni di congedo perchè mi trovarono esaurito e sul set mi videro tornare una settimana dopo per riprendere il mio posto. Ero andato a fare il soldato ad
Albenga addirittura in macchina (la mia prima macchina, una
Fiat 1100 R che mi aveva comprato usata mio padre per 300.000 lire), tanto ero motivato a tornare....
Quindi un film così sereno, positivo, divertente su un tema del genere io non lo avrei mai pensato. Ma non sono un autore e quindi fare un film "su commissione" non mi dispiacque poi per nulla... anzi poi mi innamorai del film, specie assistendo col pubblico alle proiezioni che vennero.
Il film fu girato a bassissimo costo in parte a
Fregene (dove
Pupi stava girando
Regalo di Natale).
Fregene perchè le case, le location, le ville, in inverno non costavano nulla. Ma fu l'inverno della grande nevicata a
Roma e noi morivamo dal freddo negli alloggi senza riscaldamento. Io pure mi ammalai. Ricordo
Nik Novecento piangente sotto le coperte con un phon acceso... In parte invece fu girato tra
Perugia e
Todi.
Pensavo che fosse un piccolo film. Però, andando alle proiezioni (fu presentato anche a
Venezia, alla Mostra) e vedendo che la gente si divertiva (si diverte ancora quando lo vede) mi sono convinto che alla fine non era affatto male...
Dopo il montaggio
Pupi tagliò alcune cose e quindi risultò corto: così, a troupe ridottissima, girai delle aggiunte a
Ferrara, città che amo, vicino alla quale vivo e che è un po’ medioevale come
Perugia. E anche qualcosa a
Bologna. Alla fine di tutto questo guazzabuglio uscì quel film.
Distribuito maluccio, in pochi lo videro. Ma passò in tv. Ne fecero i Vhs...
ZENDER: Raramente mi è capitato di vedere un film in cui ogni particolare legato alla musica è così indissolubilmente legato ad un unico complesso, quasi come se i Simply Red fossero lo sponsor principale del film. Dai poster alle musiche sul giradischi, dal video finale al personaggio che conosce Novecento in stazione... Un'invasione incredibile, per un unico film. Come nacque la collaborazione col gruppo?CESARE BASTELLI: Nel periodo della preparazione del film io sentii in Tv quel pezzo (
Jericho, ndr) e mi piacque subito. I
Simply Red non erano ancora esplosi. Letta la sceneggiatura (o forse
Antonio Avati mi chiese qualcosa in proposito), io suggerii quel pezzo e quel gruppo da inserire nel film... Allora loro li contattarono ed ebbero l'idea di chiedergli un video per i titoli di coda. I
Simply Red accettarono e fecero persino a loro spese il riversamento su negativo del video che ci spedirono. In cambio ricordo che chiesero alla produzione di
Avati di produrre loro un video musicale di una prossima canzone da realizzarsi in Italia.... e fu così che arrivò il video per il film.
In seguito poi gli
Avati non produssero che io sappia alcun video dei
Simply Red. Ma non so se perchè la cosa finì lì e quelli non si fecero mai più vivi (forse per via del fatto che non si misero d'accordo). Per cui nel mio film ci sono i
Simply Red ma io non li ho mai né conosciuti né incontrati e neppure so se loro abbiano mai visto il film... (ma mi sarebbe piaciuto).
Una loro presenza massiccia nel film? Sì. In poche parole, sapendo che avrei avuto il video dei
Simply Red ho trasformato l'anonimo gruppo musicale di cui parlava la sceneggiatura nel gruppo dei
Simply Red. Il signor
"cugino" era ovviamente una comparsa, uno studente dell'università per stranieri di
Perugia. E' stato una stratagemma per legare il tutto e dare più senso ai titoli di coda.
ARTICOLO INSERITO DAL BENEMERITO
ZENDER