Note: Aka "The Name of the Rose". Trasmessi due episodi per sera il 4/11/18/25 marzo 2019. Tratto da "Il nome della rosa" (1980) di Umberto Eco come il film omonimo (1986).
Difficile trasporre in immagini un romanzo erudito e complesso come quello di Umberto Eco: se si resta fedeli al testo si rischia di confezionare un mattone, se si cerca la spettacolarizzazione si rischia di tradirne lo spirito, se si opta per il compromesso (come in questo caso) si rischia di non accontentare nessuno. A prescindere dal gradimento, vanno comunque lodati il coraggio nel raccogliere una sfida del genere e il notevole sforzo produttivo, che ha consentito di riunire un notevole cast internazionale. Una fiction importante.
John Turturro ha il giusto aplomb impersonando Guglielmo da Baskerville ma Rupert Everett, nel ruolo dell'inquisitore Bernardo Guy, gli ruba la scena; notevoli Michael Emerson (l'abate), Stefano Fresi (Salvatore), Nina Fotaras (la ragazza); dedito con devozione alla causa il resto del cast. Il romanzo di Eco viene al contempo ridotto (nella parti speculative) e ampliato (nell'azione e innestando narrazioni e personaggi ulteriori). Buona l'ambientazione, ottima la fotografia, pulita e qua e là acuta la regia. Molto diverso dal lavoro di Annaud.
Meritevole - e coraggiosa - trasposizione di un grande classico (un cult, imperfetto o meno, non importa) che prende, giustamente, le distanza dal film del 1986. Una fiction che non scimmiotta, ma reinterpreta con il dovuto rispetto. Cast di alto livello in cui, su tutti, spicca il camaleontico Rupet Everett, navigato interprete in grado di catalizzare l’attenzione (e le lodi!) per una produzione che, di certo, non ha badato a spese. Però. Talvolta il ritmo è soporifero e il racconto prolisso. Sforbiciato di almeno due puntate ne avrebbe guadagnato.
Paragonarlo al film (che non era certo un capolavoro) sarebbe esiziale, così come lo sarebbe paragonare Turturro a Connery ché il primo sembra avere ben poco a che fare con il ruolo in questione. Il vero problema è una noia che regna spesso sovrana, a causa di una sceneggiatura che non può fare altro (per arrivare a otto puntate) che allungare il brodo con inutili parentesi, riempitivi, flashback e lungaggini gratuite. Il tutto a scapito del ritmo e della parte investigativa che finisce quasi con l'assumere un ruolo marginale nella serie: e trattasi di peccato mortale. Vade retro!
Poco riuscita, questa nuova trasposizione del romanzo di Eco. Neppure le ambientazioni riescono nell'intento di creare l'atmosfera di solitudine tra i monti innevati: colpa, tra le altre cose, dei vari antefatti e divagazioni dal tema principale che interrompono l'interesse per l'indagine e creano abbastanza confusione. Pure gli attori sembrano poco adatti e il perché è da ricercare nel fatto che vengono in mente troppi paragoni con il film del 1986, dove i volti e le scenografie erano veramente rese con ispirazione.
Grandi aspettative purtroppo deluse per questa trasposizione seriale del romanzo di Eco, che fa rimpiangere il precedente cinematografico diretto da Annaud. A fronte di una resa tecnica di indubbio valore qualitativo, restano molti dubbi sulla necessità di diluire oltremodo la storia (8 episodi sono decisamente troppi), introducendo eventi e personaggi poco funzionali al racconto. Nel cast, funziona Rupert Everett mentre Turturro è molto meno incisivo.
Nonostante una buona fotografia e anche ottime prove attoriali (in questo senso eccellente Salvatore che si avvicina moltissimo all'egregio Pearlman, un notevole Everett, un tutto sommato valido Turturro cui toccava il paragone più difficile), non possiamo ritenerci soddisfatti. Certi passaggi pagano una pachidermica velocità e finiscono per far calare di botto l'attenzione e pertanto si ha la sensazione che il numero di episodi sia eccessivo, anche per uno sviluppo poco attento al pathos attorno ai delitti e all'indagine sugli stessi.
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DiscussioneZender • 4/04/19 17:06 Capo scrivano - 47727 interventi
Sì, non ho mai capito la vera differenza tra puntate ed episodi. So che appunto ne son stati trasmessi due per sera.
Zender ebbe a dire: Sì, non ho mai capito la vera differenza tra puntate ed episodi.
Una dovrebbe essere autoconclusiva e l'altra a narrazione "aperta"... ma (esattamente come confondo stalattiti e stalagmiti) non ricordo mai qual è una e qual è l'altra!
Però quante ne vengano trasmesse una dopo l'altra è arbitrario e quindi indifferente.
DiscussioneZender • 4/04/19 17:35 Capo scrivano - 47727 interventi
Grazie Dandi, lo supponevo ma esattamente come te non ricordo mai quale una e quale l'altra, e col tempo mi è anche venuto il dubbio che non fosse quella la differenza :)
Il Dandi ebbe a dire: Zender ebbe a dire: Sì, non ho mai capito la vera differenza tra puntate ed episodi.
Una dovrebbe essere autoconclusiva e l'altra a narrazione "aperta"... ma (esattamente come confondo stalattiti e stalagmiti) non ricordo mai qual è una e qual è l'altra!
Però quante ne vengano trasmesse una dopo l'altra è arbitrario e quindi indifferente.
Televisivamente e tradizionalmente la puntata coincide con la singola messa in onda. Quindi una puntata può accorpare due o più episodi (come si fa oggi), ma allo stesso tempo un episodio può essere trasmesso in più puntate (ad es. come faceva la rai nei '70, con brevi spezzoni di 15-20m).
In senso più specifico puntate erano chiamate quelle degli sceneggiati o miniserie a narrazione aperta, mentre episodi erano quelli autoconclusivi e aventi un titolo delle serie. Nella fiction odierna la distinzione non è così netta.
La differenza è che l'episodio e la vera e propia storia all'interno di una puntata, quindi come qualcuno sopra di me diceva, ad esempio "Il medico in famiglia" ma poi quasi tutte le fiction (tranne ad esempio Montalbano che ogni puntata e autoconclusiva, quindi non ci sono episodi ma solo puntate o stagioni) hanno sempre due episodi all interno di una puntata. Quando poi diventano fiction di lunga durata si parla di stagioni, se no bisognerebbe mettere un botto di episodi e di puntate. Secondo me in questo caso, mettere 8 episodi e fuoriviante, fa capire alla gente che sono alla fin fine 8 puntate, mentre non e cosi e andato in onda per 4 puntate (quindi anche la matematica ci aiuta), era piu corretto mettere, 4 puntate in aka 8 episodi.
Sono otto episodi trasmessi in quattro puntate, quindi così come è stato schedato non fa una piega.
DiscussioneZender • 5/04/19 08:24 Capo scrivano - 47727 interventi
Allan ebbe a dire: Il Dandi ebbe a dire: Zender ebbe a dire: Sì, non ho mai capito la vera differenza tra puntate ed episodi.
Una dovrebbe essere autoconclusiva e l'altra a narrazione "aperta"... ma (esattamente come confondo stalattiti e stalagmiti) non ricordo mai qual è una e qual è l'altra!
Però quante ne vengano trasmesse una dopo l'altra è arbitrario e quindi indifferente.
Televisivamente e tradizionalmente la puntata coincide con la singola messa in onda. Quindi una puntata può accorpare due o più episodi (come si fa oggi), ma allo stesso tempo un episodio può essere trasmesso in più puntate (ad es. come faceva la rai nei '70, con brevi spezzoni di 15-20m).
In senso più specifico puntate erano chiamate quelle degli sceneggiati o miniserie a narrazione aperta, mentre episodi erano quelli autoconclusivi e aventi un titolo delle serie. Nella fiction odierna la distinzione non è così netta.
Grazie Allan! Ma sì, lasciamo così. Se sono otto episodi è giusto metterli tutti, perché una volta che li rifaranno potrebbero ritrasmetterli magari in otto serate, o in due...
Grazie Allan! Ma sì, lasciamo così. Se sono otto episodi è giusto metterli tutti, perché una volta che li rifaranno potrebbero ritrasmetterli magari in otto serate, o in due...
Ah beh certo otto serate...guarda sarebbe da buttare la tv, perchè già quattro sono state pesantissime! invece in due puntate lo si guarderebbe per un giorno h24, e forse non basta e poi si dritti alla neuro:)