Un film particolare questo di Fassbinder, che ha le pretese di prendere in giro l'intellettualismo decadente della società borghese. Un lungometraggio eccentrico, forse anche troppo, rispetto allo stile del regista e sicuramente il suo lavoro sessualmente più esplicito. Provocatorio e sadomasochistico. Non per tutti.
Bizzarro film di Fassbinder il cui bersaglio è palese: gli intellettuali inani e inconcludenti ed il loro rapporto (e quello dell'arte) con la società. Peccato che il regista tedesco nel seguire il percorso di decadenza del protagonista scrittore, pecchi anche lui di qualche intellettualismo. Lo stile urlato e sopra le righe potrebbe non piacere anche ai fan del regista.
Esistenza meschina allo sfascio – quella di uno scrittore parassita e vacuo - in una farsa grottesca al limite del fumettistico, fastidiosamente strillante e percossa da dialoghi strambi, rozzi ed espliciti sul piano sessuale. Fassbinder esce dalle righe come un pazzoide ubriaco, ma lascia ben individuabili alcuni tratti del filo rosso del suo cinema, costituiti dall’alienazione piccolo-borghese e dal sadomasochismo come base delle relazioni fra le persone. Forsennata e isterica l’interpretazione di Kurt Raab, primattore in una compagnia da teatro dell’assurdo.
MEMORABILE: Il fratello che colleziona mosche morte; l’incontro nel bagno pubblico con il gay che soprannomina i suo pene “Fridolìn”; il finale ludico.
Tra i film di Fassbinder questo è quello che ho trovato più anarchico. La messa in scena vede il protagonista (l'amico e attore feticcio Kurt Raab) passare da una donna all'altra con una strafottenza tale da negare qualsiasi tipo di emozione. La propria persona viene messa davanti a tutto e a tutti; non c'è spazio per l'altro come tale, ma solo come mezzo per arrivare a qualcosa d'altro. Non è semplice assimilare film di questo genere.
Folgorato sulla damascata via zulawskiana e rovinato dai buoni maestri, Fassbinder rifrange la condizione dell’artista bohemien, maudit e titano (ma vittima di se stesso) che non si conforma né uniforma ad alcunché, se non alle moine borghesi della cartamoneta e all’aristocratico sacro fuoco dell’euforia creativa; scarrozzato dai cocchieri dell’assurdo e dai grandi scettici Rainer dà fuoco alla sua opera più vetriolica, vivacizzata da acre comicità e disperata, sartriana joie de vivre (con Raab-daimon che non troppo a caso ricorda Carmelo Bene), dove gli esacerbati Brecht e Artaud fan baruffa.
Grazie a toni grotteschi e isterici (una sorta di commedia nera, claustrofobica e senza speranza), Fassbinder confessa il proprio personale disgusto per l'umanità; una finis terrae in cui la sapienza degenera in intellettualismo vacuo, l'amore nella perversione, i rapporti umani in sopraffazione e masochismo. Un'operazione lucida e spietata (il finale sardonico ne aumenta la forza) anche se, alla lunga, parecchio urtante.
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CuriositàZender • 21/07/16 18:59 Capo scrivano - 49021 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film:
Bellissimo il flano pubblicatoda Zender. Quindi il film è uscito nelle nostre sale col titolo originale al quale è stato aggiunto il sottotitolo italiano (con punto esclamativo finale). Non lo sapevo proprio.
Addirittura VM 18. Ne è passata di acqua sotto i ponti.
DiscussioneZender • 22/07/16 13:55 Capo scrivano - 49021 interventi
Grazie, ma non so se possiamo esser certissimi che sia davvero uscito col titolo originale e il sottotitolo italiano. Potrebbe essere un flano particolare, locandine del tempo non ne ho trovate... Già, VM 18 tra l'altro...
Sul sito di Italiataglia il film appare solo col suo titolo originale. Il 20 maggio fu concesso il nulla osta V.M18 previo taglio di un paio di sequenze. Il 19 Novembre dello stesso anno, dopo un ulteriore accorciamento di una sequenza, il film ottenne il V.M.14 (divieto poi confermato anche nel 1994)
http://www.italiataglia.it/search/dettaglio_opera
No scusa Zender, mi sono accorto di aver scritto una cavolata. Volevo dire che appare solo col titolo italiano "Nessuna festa..." Non so perchè ho scritto originale invece che italiano. Scusa ancora