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Discussioni su Stoker - Film (2013)

DISCUSSIONE GENERALE

8 post
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  • Daniela • 8/06/13 12:10
    Gran Burattinaio - 5946 interventi
    ... ah il solito problema della grafia imdb dei nomi orientali: scritto così, con il Park finale, il regista non linka verso le schede di suoi capolavori.
    Il commento di Greymouser mi ha, per così dire, fatto tirare un sospiro di sollievo. Naturalmente prima o poi avrei visto il film - come si fa a perdere un'opera di uno dei miei registi preferiti? - ma il timore di una delusione da trasferta hollywoodiana mi avrebbe fatto tergiversare non poco...
  • Greymouser • 8/06/13 13:24
    Call center Davinotti - 561 interventi
    Daniela ebbe a dire:
    ... ah il solito problema della grafia imdb dei nomi orientali: scritto così, con il Park finale, il regista non linka verso le schede di suoi capolavori.
    Il commento di Greymouser mi ha, per così dire, fatto tirare un sospiro di sollievo. Naturalmente prima o poi avrei visto il film - come si fa a perdere un'opera di uno dei miei registi preferiti? - ma il timore di una delusione da trasferta hollywoodiana mi avrebbe fatto tergiversare non poco...


    Ad essere onesti, una certa quota di delusione l'ho anche provata, nel senso che la trasmigrazione dai suoi soliti contesti rende il cinema di Park più tecnicamente prezioso, ma anche più "povero" di inventiva e imprevedibilità. Si dovrà aspettare, secondo me, il prossimo lavoro dopo questo "di adattamento" per dare un giudizio ragionato sul Park occidentalizzato (se continuerà in questo cammino).
    In ogni caso, il film merita, e se non fosse stato del nostro regista di culto, la valutazione sarebbe stata anche più alta. Ma noi siamo esigenti verso il maestro... :)
  • Daniela • 8/06/13 14:16
    Gran Burattinaio - 5946 interventi
    Colpa sua, ci ha viziato...
  • Capannelle • 29/06/13 23:46
    Scrivano - 3920 interventi
    Elegante con alcune notevoli sequenze peccato che diverse efferatezze della seconda parte siano aggiunte giusto per far botteghino e far passar in secondo piano una sceneggiatura spinta all'inverosimile (che dire della doccia?).
    Bello inquietante Goode.
    Ultima modifica: 3/07/13 14:49 da Capannelle
  • Rebis • 1/07/13 12:24
    Compilatore d’emergenza - 4440 interventi
    Io probabilmente l'ho un po' sopravvalutato, ma capitano delle volte in cui hai proprio voglia di quella cosa lì e allora esci dalla sala che sei totalmente pago, come dopo una cena luculliana :)
  • Capannelle • 3/07/13 14:49
    Scrivano - 3920 interventi
    Su quello hai ragione Rebis, in tempo estivo un film così è tanta roba.
  • Rebis • 3/07/13 18:01
    Compilatore d’emergenza - 4440 interventi
    Esatto Capa, intendevo proprio questo.
  • Buiomega71 • 13/01/18 09:59
    Consigliere - 27174 interventi
    Quando rimani a bocca aperta per la raffinatezza delle immagini che ti entrano dentro, allora scopri che quello che viene raccontato passa in secondo piano

    Park Chan-Wook gira come pochi al mondo, la sua poetica avvolge e ammalia in un coacervo di estetica (e estatica) bellezza da lasciare senza fiato

    Anche gli omaggi hitchcokiani (chessò gli strangolamenti di Frenzy, le doccie e il finale con lo sceriffo e gli occhiali da sole di Psycho) passano in secondo piano, così come la chiusa finale (India che prende la mira nel mirino del fucile) chiaro riferimento al Thriller di Vibenius o a certo J-HORROR (India che sembra fluttuare come un fantasma, nel parco giochi di notte insieme al ragazzo aguzzino/vittima, sul girello o quando rincasa nel bagno sporca e fangosa, prima dell'orgasmo masturbatorio/necroforo in doccia)

    Chan-Wook porta il suo cinema in occidente (se non fosse per gli attori, sarebbe in tutto e per tutto un film coreano, orientale nell'animo, fino al midollo) e ogni inquadratura, ogni minimo dettaglio, trasudano della poetica e dello stile raffinato e estetico del regista di Lady Vendetta

    Un ragno che solca le gambe per infilarsi in mezzo, un uovo sodo fatto scricchiolare sul tavolo, l'attesa della cacciagione in mezzo ai cespugli di un bosco, le lampade che oscillano nella cantina , le lettere sparse per la scalinata, una vescica al piede fatta "esplodere", il rosso vivo degli interni, India contorniata dalle scatole delle scarpe (scarpe da golf che ne segnano la crescita, fino alla bellissima sequenza delle décolleté per il suo diciottesimo compleanno, Chan-Wook feticista del piede femminile, delle scarpe da donna, in una scena di grande seduzione sessuale, al pari del duetto "orgasmatico" con lo zio al pianoforte), India che rimane fredda e impassibile (anche vezzeggiata dai bulli a scuola), l'ombrello giallo appeso al cancello mentre piove, lo scarafaggio, il rogo che la Kidman appicca con gli oggetti del marito, lo straordinario montaggio alternato: la Kidman che si reca in camera del cognato per festeggiare, India in cantina a strafogarsi di gelato, zia in lercioso Hotel e in cabina telefonica (stessa cabina telefonica fuori dal motel, stesso modus operandi delittuoso di Psycho III), nipote che le riconsegna il cellulare smarrito, delitto perfetto. E a veliare su tutto il documentario su un aquila che pasteggia i visceri.

    Incredibile, poi, come Chan-Wook mostri una feroce violenza ma standosene sempre a distanza, non sbattendotela mai in faccia in modo diretto: un collo che si spezza come un fusciello (in quello che ha tutta l'aria di un sordido rapporto necrofilo a tre), una fucilata che arriva sorda, con il proiettile che infrange il vetro di una finestra e il sangue denso che imbratta la parete rossa ( e si confonde col purpureo manto della vernice), la Kidman strangolata con la cintola in un perverso rimando all'Impero dei sensi, le mortali sassate all'interno del suv, l'agghiacciante flashback d'infanzia e il fratellino sepolto vivo in giardino, lo straordinario piano sequenza del pavimento strisciato di sangue, il bellissimo e fulminante finale con lo sceriffo, in una strada assolata e deserta, con una matita piantata nella giugulare a distanza, il campo di grano, lo sceriffo rantolante e il suo sangue che imbratta poeticamente i fiori, soavità della morte, raffinatezza nell'uccidere, elegiaco trattato dell'omicidio da lasciare estasiati, con chiusa vibenusiana e il bellissimo pezzo musicale (quando il pulp tamarro/tarantiniano diventa puro pulp raffinato e idilliaco)

    I fratelli Scott producono (che di estetismi prodigiosi se ne intendono), Clint Mansell firma uno score che entra sottopelle e Chung Chung-hoon incanta con le immagini, filtro diretto delle ossessioni fascinose di Chan-Wook.

    Anche il twist sullo zio non e poi così scontato (anche se lo script non brilla per chissà quale colpo di genio) e il racconto della verità strabilia per come Chan-Wook lo mette in immagini, trasformando una sceneggiatura scricchiolante in un fiammeggiante tableaux vivant.

    Pulsioni incestuose, disfunzioni familiari, la borghesia bunueliana che si tramuta in covo di mostri, fantasie morbose e il piacere della morte come raggiungimento della maturità sessuale, in una fiaba nerissima come la pece e densa come il sangue (che và dal Teorema pasoliniano alle luciferine fascinazioni vampiriche del romanzo di Stoker-appunto-)

    A questo proposito (altro colpo di genio, altro momento di gran cinema) le lettere appassionate che legge India scritte dallo zio, nello studio del padre, e la glaciale rivelazione sulle scale.

    Subdolamente femmineo, impregnato di umori e odori femminili tanto da sentirne l'odore acre , umido e carnale, sanguigno e feroce, spietato e morboso, il tutto intinto nell'armonioso e aggrazziato stile del regista coreano che ne trae un opera a pochi metri dal capolavoro

    Menzione speciale per una Kidman in gran spolvero tennesseewilliamsiano

    Io spero di essere lì quando la vita ti farà a pezzi
    Ultima modifica: 13/01/18 15:50 da Buiomega71