Ciavazzaro • 30/03/19 02:30
Scrivano - 5583 interventiL'allegra vacanza dei neo-sposini Helen e Paul in un minuscolo bosco (dove lei è nata) viene interrotta sul nascere a causa di un intruso che ammazza ad asciate il marito della nostra protagonista.
La ragazza sconvolta fugge nel bosco, per trovare un villico inquietante, che la porta a casa sua con la promessa di trovare un telefono per poter chiamare la polizia.
Ma la ragazza non tarderà ad accorgersi che la famiglia non è meno pericolosa dell'assassino, che intanto nell'ombra attende di poter colpire nuovamente...
Maestro nel creare un senso di claustrofobia e degradazione come solo pochi altri registi sono riusciti a fare (Larraz e pochissimi altri) S.F. Brownrigg fa di nuovo centro.
Questa volta non abbiamo eleganti e colorate case come in Don't hang up e Keep my grave Open o cliniche psichiatriche come in Non entrare in cantina !, ma una squallida casa che cade a pezzi nel bosco più fitto.
Eppure il senso di claustrofobia tra le quattro mura della catapecchia è perniante e soffocante.
Il cast di fedelissimi si impegna lodevolmente, con una buona resa generale.
Il tutto facilitato da una serie di personaggi molto interessanti e ricchi di sfaccettature nelle loro perversioni.
Palma d'oro a Gene Ross (caratterista con una carriera incredibile nel genere horror, presente anche nelle saghe Venerdi 13 e Halloween) nei panni dell'osceno e laido capofamiglia: stupratore, incestuoso manesco e chi più ne ha più ne metta.
Non è da meno Camilla Carr che due anni dopo sarà protagonista dell'ultimo thriller del regista, qui la perversa figlia del protagonista, una interpretazione notevole.
Brava la protagonista Norma Moore che ben rappresenta la sfortunata protagonista alla quale succede di tutto.
Infine da menzionare Ann Stafford nei panni della moglie del capofamiglia, l'unico personaggio positivo (un peccato che abbia solo fatto anche Keep my grave open, la Stafford è un attrice che avrebbe potuto dare al cinema).
Bellissima l'ambientazione, non solo la squallida casa, ma anche il fitto e claustrofobico bosco che la circonda, quasi che si entrasse in un mondo parallelo e nascosto.
Interessante anche l'aria da giallo/slasher che si respira, con le inquadrature dal punto di vista dell'omicida (la cui identità viene rivelata solo nel finale).
Notevoli e assai sanguinosi gli omicidi, ma anche molto creativi (da citare la corda strangolatrice).
Non male il colpo di scena finale sull'identità dell'omicida.
Insomma una piccola gemma che va riscoperta assolutamente !
Ciavazzaro