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Discussioni su Retribution - Castigo - Film (2006)

  • TITOLO INSERITO IL GIORNO 23/12/07 DAL BENEMERITO UNDYING
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  • Grande esempio di cinema:
    Undying
  • Quello che si dice un buon film:
    Mdmaster, Daniela, Buiomega71
  • Non male, dopotutto:
    Rufus68

DISCUSSIONE GENERALE

4 post
  • Se ti va di discutere di questo film e leggi ancora solo questa scritta parti pure tu per primo: clicca su RISPONDI, scrivi e invia. Può essere che a qualcuno interessi la tua riflessione e ti risponda a sua volta (ma anche no, noi non possiamo saperlo).
  • Undying • 24/12/07 16:11
    Comunicazione esterna - 7567 interventi
    Forse uno dei migliori titoli della serie giapponese, che brilla per complessità narrativa.
    Non è una semplice storia di fantasmi, anche se le apparizioni della "donna in rosso" appaiono -a tratti e con l'uso sapiente del sonoro- agghiaccianti.
    Da notare che le movenze spettrali del fantasma rimandano, per manifestazione, alla celebre medium presente nell'episodio La Goccia d'Acqua, contenuto nel baviano I Tre Volti della Paura (1963).

    Kurosawa non si limita a creare spavento, ma disorienta (chi è l'assassino? e perché diverse persone, colte da raptus improvvisi, concepiscono delitti all'insegna dell'"acqua marina"?) per via di un sottotesto romantico, ma universale.
    Non è un caso che il finale -incomprensibile per certi aspetti- alluda alla disperazione ed al dolore provocato -più che dalla morte- dall'idea d'esser dimenticati per sempre.

    L'urlo silenzioso (e per questo ancor più inquietante) della fidanzata del detective Noboru, chiude una pellicola celebrale e intrisa di poesia.
    Una poesia che rimanda all'importanza della celebrazione e del ricordo: all'idea che, fino a quando i nostri cari dimorano nella memoria, sono vivi....
    Ultima modifica: 25/12/07 00:13 da Undying
  • Zender • 24/12/07 17:30
    Capo scrivano - 48999 interventi
    Ma cos'è che lega le 4 pellicole del ciclo? Cos'hanno in comune Retribution e Infection? E' una divisione data da elementi legati alla produzione o esiste un filo narrativo?
  • Undying • 25/12/07 20:49
    Comunicazione esterna - 7567 interventi
    In comune hanno solo la produzione (curata da Taka Ichise) e l'appartenenza al ciclo (in totale 6 pellicole, di cui due ancora inedite) J-Horror Theatre.

    Per il resto niente lega questi titoli tra loro, ad iniziare dai registi, per finire ai temi proposti.

    Curioso notare che, in Italia, Infection e Premonition hanno goduto di distribuzione -quasi coincidente nei tempi e modi- nelle sale cinematografiche.

    Reincarnation (a mio parere migliore dei due precedenti) invece è uscito solo in DVD e questo ottimo film di Kurosawa ha lottato prima di essere distribuito (male) nelle nostre sale.
  • Buiomega71 • 9/05/15 09:22
    Consigliere - 27197 interventi
    NOTTI E NEBBIE DEL GIAPPONE

    La solfa pare sempre quella: fantasmi femminili lungocriniti e vendicativi, che appaiono alle spalle e urlano con gli occhioni spalancati e che non hanno pace finchè non si risolve il misterioso bandolo della matassa.

    Se questi clichè degli horror giappo avevano già frantumato gli zebedei già dopo i tre Ringu, Kurosawa riesce abilmente a trasformare il suo racconto di fantasmi dolenti e soli in qualcosa di diverso

    Primo immerge la storia in un ambientazione cupa, opprimente, plumbea, quasi da postatomico, con non poche atmosfere e umori tarkovskijani (gli squallidi interni delle case, gli acquitrini negli edifici decadenti, gli esterni grigi, brulli e fangosi), poi dà al suo protagonista (il detective Yoshioka) un aria trasandata, sudaticcia, malinconica, sdrucito come l'Alain Delon de La Prima notte di quiete

    L'elemento principale e ancora l'acqua, e l'inizio dell'assassinio della ragazza in rosso, annegata in un fetida pozzanghera in un desolato campo fangoso, e un incipt che già inchioda alla poltrona

    Le apparizioni dello spettro della donna in rosso, che con occhi perennemente sbarrati, fluttua bavianamente e emette un urlo acuto e intenso, pari solo a quello di Alan Bates ne L'australiano e mette più di un brivido

    L'indagine poliziesca pare classica e risaputa, ma c'è di sottofondo un alienazione e un senso di solitudine imperante, che getta uno sguardo nichilista e disperato sul destino di (tutti) i protagonisti

    Un fatiscente manicomio abbandonato che si erge lungo le sponde del porto di Tokyo, ossa umane amorevolmente riposte in una borsa, fantasmi che si sentono soli (come erano soli in vita), morti per solitudine e indifferenza che si vendicano su chi poteva aiutarli e non l'ha fatto, colpendo e vendicandosi negli affetti più cari delle sue "vittime" (un dottore e suo figlio, una segretaria e il suo uomo-omicidio, questo, nella vasca da bagno, non molto dissimile da uno in Freeze Me-un fidanzato e la sua ragazza, il poliziotto stesso...)

    Finale quasi apocalittico (Tokyo deserta con folate di vento, quasi romeriana) e la chiusa finale sul fantasma della ragazza che grida-ma non emette alcun suono-e davvero da pelle d'oca.

    Kurosawa si lascia andare a pacchianate che sfiorano il ridicolo involontario (il fantasma della ragazza che spicca il volo nei cieli di Tokyo che manco Superman) e ad alcune "cravenate" (il fantasma che arriva a picco e risucchia il collega di Yoshioka in una bacinella d'acqua, la donna fantasma che "esce" dalla crepa nel muro), ma riesce a tenere desta l'attenzione e a regalare più di un brivido

    Tra incubo e veglia, scosse di terremoto, solitudine dolorosa e follia, la macchia sul muro, la fotografia in BN, le ossa, Kurosawa si dimostra narratore sopraffino e il suo j-horror risulta, alla fine, una spanna sopra tutti gli altri.

    Da vedere rigorosamente a mente lucida.

    "Io sono morta, dovete morire tutti"
    Ultima modifica: 10/05/15 17:41 da Buiomega71