Discussioni su La lunga estate calda - Film (1958)

DISCUSSIONE GENERALE

5 post
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  • Buiomega71 • 20/08/19 10:30
    Consigliere - 25998 interventi
    Rassegna estiva: Melò d'agosto-Un'estate melodrammaticamente melodrammatica

    Ci sono delle sequenze visive straordinarie (il granaio che prende fuoco appena inizia il film, i cittadini che si riversano sulle strade vedendo il fumo dell'incendio, che sembra una sequenza rubata agli Ultracorpi di Don Siegel) e Anthony Franciosa è semplicemente immenso nel ruolo del figlio geloso e debole, che sconfina quasi nello psicopatico (da antologia lo scavo della fossa nella villa decrepita per trovare le monete nascoste, che poi si rivelerà una truffa) e la fotografia di Joseph LaShelle dona attimi fiammeggianti (appunto) notevoli.

    Ma a parte questi pregi, il filmone , alla fine, risulta il classico polpettone hollywoodiano, ammazzato poi da un improponibile (anche per gli anni 50) happy end da latte alle ginocchia che manco Tutti insieme appassionatamente, dove vissero tutti felici e contenti.

    Il melodramma rittiano si stempera nella romanticheria d'accatto e i toni melò vengono annacquati da derive nella commedia (la sequenza dei cavalli selvatici, la figura di Angela Lansbury che duetta con Welles e parla di matrimonio), fino alla svolta della redenzione (inaccettabile il pentimento di Franciosa all'ultimo minuto e il conseguente, imbarazzante, perdono da parte di papà Welles) e impreziosito da frasi che non si possono sentire (In fondo la gente è buona) che hanno l'effetto delle unghie sulla lavagna.

    La ben poco larvata omosessualità dell'amico dandy della Woodward, la Remick che si toglie i sandaletti con il tacco e si mette a fare l'ochina, in camera da letto, con Franciosa, i ragazzacci in fregola che dietro alla siepe del giardino della villa chiamano la Remick (Eula, Eula), suscitando le ire di Franciosa, Welles che, in preda alla furia per essere stato gabbato dalla figlia, sfonda con un pugno il tavolino di vetro, erano tutti elementi interessanti che potevano sfociare nel dramma torbido, invece di perdere tempo sugli inutili discorsi delle donzelle di trovar marito, sulla eccessiva gigioneria di un Welles che bofonchia in continuazione, solito burbero dal cuore tenero e sulla apparente fredezza sessuale di una Woodward sinceramente sciapa e insopportabile.

    Non va meglio il cast, che a parte Franciosa (l'unico che dà al film un lato prettamente sanguigno), il resto è di misera inconsistenza, tra figlie da maritare a tutti i costi, belli e dannati in canotta (la performance di Newman non è nulla di che, se paragonata a quella di La dolce ala della giovinezza), la Remick fa la bella statuina, la Woodward è un concentrato di antipatia, la Lansbury inguardabile e Welles borbotta con sigarone in bocca e palese (se non ridicolo) nasone finto.

    C'erano tutti i presupposti per un bel melodrammone torrido e afoso (con le location della Lousiana che ben si prestavano), ma ne esce un mattone irrimediabilmente datato e invecchiato malissimo, dove i buoni sentimenti prevalgono su tutto e tutti (niente di peggio) e le poche sequenze melodrammatiche (dove, guarda caso, brilla Franciosa) vengono stemperate da risibili (e ben poco credibili) ripensamenti e baci e abbracci alla volesome bene che la vita è bella a rischio di alto tasso glicemico.

    La mano di Ritt si sente in lievi riverberi (curioso, come si legge nelle curiosità di IMDB, che Ritt fu uno dei pochi registi a non aver paura della stazza supponente di Welles, tanto da riuscire a "domarlo") , qualche timida cattiveria alla cena in casa Verner con Welles che non le manda a dire, ma alla fine crolla tutto sotto il peso della nauseante e angustia melassa tipica hollywoodiana.

    Una lunga estate calda di ben poco spessore e alquanto prolissa.

    Rifatto, nel 1985, da Stuart Cooper in uno sceneggiatone da due puntate, con Don Johnson al posto di Paul Newman.
    Ultima modifica: 20/08/19 15:33 da Buiomega71
  • Rebis • 20/08/19 10:45
    Compilatore d’emergenza - 30 interventi
    Eh già, lo ricordo proprio così, un film dall'atmosfera torrida e sudaticcia, ma narrativamente fiacco, con svolte banalotte e buonista, e un super cast alla fine un po' sprecato (Welles in primis). Newman è al top del sex appeal, ma non è una delle sue migliori interpretazioni. Anche questo comunque attende una revisione.
  • Buiomega71 • 20/08/19 10:56
    Consigliere - 25998 interventi
    Rebis ebbe a dire:
    Eh già, lo ricordo proprio così, un film dall'atmosfera torrida e sudaticcia, ma narrativamente fiacco, con svolte banalotte e buonista, e un super cast alla fine un po' sprecato (Welles in primis). Newman è al top del sex appeal, ma non è una delle sue migliori interpretazioni. Anche questo comunque attende una revisione.

    Esattamente, Rebis

    Forse avevo attese troppo alte (convinto di vedere un bel melodrammone sudaticcio e torrido nel profondo sud degli states, anche perchè il nome di Ritt mi pareva una garanzia), ma tutto mi è parso fasullo, tronfio e zuccheroso, tanto che il lato melodrammatico viene stemperato da sciape scivolate nella commedia (per non parlare del terribile finalone tenerone da suicidio immediato) e regia totalmente anonima di Ritt

    Del cast straordinario Franciosa, a lui si devono le parti migliori del film, uno psicopatico latente davvero degno di nota, forse il ruolo della vita, con tic e nevrosi sudaticcie che avranno colpito Argento per il ruolo di Peter Neal, il resto non pervenuto (comparto femminile spento e senza spessore, Newman fa Newman in canotta e Welles insopportabilmente gigione)
    Ultima modifica: 20/08/19 15:32 da Buiomega71
  • Rebis • 20/08/19 12:21
    Compilatore d’emergenza - 30 interventi
    Nel filone melodramma torrido e sudista è migliore Quella ragazza è di tutti, sempre tratto dal nostro Tennessee Williams, pur con canonico finale edulcorato (che nella piece è invece tragico e pessimista).
  • Buiomega71 • 20/08/19 13:11
    Consigliere - 25998 interventi
    Rebis ebbe a dire:
    Nel filone melodramma torrido e sudista è migliore Quella ragazza è di tutti, sempre tratto dal nostro Tennessee Williams, pur con canonico finale edulcorato (che nella piece è invece tragico e pessimista).

    Che, guarda caso, sarà il penultimo titolo della rassegna ;)