Buiomega71 • 17/04/17 10:14
Consigliere - 27111 interventiViene a mancare del tutto la zozzeria e la brutalità selvaggia del capostipite (resa ancora più disturbante dalle location boschive della Louisiana) e la regia televisiva di Braunstein appiattisce un pò le efferatezze e la dimensione sporca e laida che marcava il remake.
Si passa ad ambienti urbani e notturni, si omaggia il "rape and revenge" ottantiano (sparso a piene mani) immerso nell'inferno delle metropoli (ben resa Los Angeles coi suoi vicoli e i suoi quartieri meno turistici), dove il regista guarda a certo cinema winneriano (i giustizieri bronsoniani,
Sporco Week-End), agli angeli della vendetta ferrariani (Jennifer cambia il nome in Angela-e un motivo ci sarà-agghingandosi da mignotta per eliminare il maschio -nessun uomo si salverà-, proprio come faceva la muta Tana nel capolavoro di Abel), con spizzichi e bocconi di
Angel Killer e
Savage Streets e non ultimo il Neil Jordan del
Buio nell'anima.
La comunità di terapia di gruppo di donne abusate (tra cui una ragazzina stuprata continuamente dal padre e un uomo di cui la figlia si è suicidata dopo uno stupro) dà al film una certa originalità (nel gruppo c'è anche Marla, una pazza sciroccata, violata dal brutale compagno, che trasporta Jennifer in una delirante crociata antiuomo-l'umiliazione del vecchio che si piscia sotto, l'avvertimento al padre stupratore nel garage sotterraneo-in un sodalizio femmineo malsano che ricorda quello della
Morte non sa leggere (o del
Buio della mente)
Jennifer/Angela , quì, viene solo molestata o avvicinata da maschi ingrifati, ma mai toccata (la parte
rape e solo nei racconti delle vittime in terapia)
Solo quando passerà all'azione (per colpa di una giustizia inefficente e impotente) ci saranno barlumi della sua ferocia primigenia
Prima con sogni ad occhi aperti (far saltare teste a chi la blocca nel parco, sfondare il cranio a martellate al commesso del reparto ferramenta che le sfiora il sedere, lotte corpo a corpo che manco Cynthia Rothrock per finire a piantare coltelli negli occhi degli aggressori), per poi concretizzare la sua crociata punitiva antimaschio.
Una furia di pura misandria che porta Jennifer/Angela a uscire di notte per compiere le sue bibliche vendette
Coltello da cucina messo nelle calze autoreggenti, vestita da mignottone per uccidere, o da scolaretta miikiana per seviziare.
La ferocia e più contenuta rispetto al capostipite monroeniano, anche se schegge di grafica violenza splatter inondano lo schermo (su tutti una fellazio oltre i limiti del porno, con tanto di pene squarciato e aperto come un tacchino)
Il tubo di ferro piantato nel sedere a martellate al padre stupratore, e una variazione di quella del fucile che subiva lo sceriffo nel primo
I spit, che comunque fà il suo (doloroso) effetto.
Non tutti i raid punitivi, però, le riescono (lo scontro con il bestione nel vicolo) e la polizia la sgama (anche se "protetta" da un detective che segue le indagini sui morti ammazzati)
Alla fine Jennifer sbrocca, e la sua diventa una pura missione di morte.
Il prefinale fà storcere il naso, ma la sorpendente chiusa di ferina violenza femminea che scivola nella follia (zuffa con detenute) lascia il segno.
Come sequel ha un suo perchè (ci sono anche flashback del primo, in cui Jennifer resta imprigionata nel trauma indellebile delle violenze subite) che azzera il numero 2 (che era uno spin off), ricollegandosi direttamente al remake.
Un film che sembra uscito dai focosi anni 80 e che sposta l'asse dalle location nature ad una Los Angeles squallida e da girone dantesco
Sempre brava la Butler che regala pezzi di inusale (e letale) sensualità omicida.
Nel marasma dei sequel straight to video uno dei più riusciti senza dubbio
Jason Collins (il nuovo Tom Savini) ancora sugli scudi tra membri squartati, gole recise, e teste che esplodono.
Penalizza un pò una prima parte sonnacchiosa e la regia televisiva e anonima e non c'è più quella tensione costante che caratterizzava il primo. Ma a conti fatti, un degno sequel con momenti notevoli e una rabbia femminea che non fà sconti.
Il personaggio di Oskar (la sua scelta "cristologica" alla stazione di polizia lascia il segno) una spanna sopra tutti.
Casey può starne certa, suo padre non l'abuserà più...
Schramm
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