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Discussioni su Hanna - Film (2011)

DISCUSSIONE GENERALE

1 post
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  • Buiomega71 • 18/11/23 10:26
    Consigliere - 27198 interventi
    Quello che sorprende in Hanna (e lo distacca nettamente dai clichè simil Nikita) è la regia talentuosa, pittorica e fiabesca di Wright che da al film impronte lynchiane (il neon a intermittenza nella squallida stanzetta d'albergo in Marocco, il prestigiatore che vive nella casetta di marzapane dove tutto è capovolto, la Blanchett che si prodiga in pulizie orali in primo piano davanti allo specchio, con le gengive che sanguinano) e decisamente neiljordaniane (tutta la parte finale al decadente e desolato luna park con la Blanchett che esce, minacciosa, dalla gigantesca bocca del lupo sulle rotaie).

    Sorta di "incendiaria kinghiana" (padre e figlia, con poteri "paranormali incrontrollabili", in fuga, braccati dalla CIA, con in testa la spietata "capoccia"-una Blanchett mai così gelida, crudele e spietata, con la passione per le scarpe firmate- ossessionata dalla ragazzina) che si barcamena tra favolistiche distese innevate tra capanne e alci (notevole l'omaggio a L'impero colpisce ancora quando Hanna uccide un alce e le esporta le viscere ancora fumanti), le suggestioni esotiche marocchine e spagnole , fino alle fredde ambientazioni di una Berlino quasi cronenberghiana.

    Wright evita accuratamente le tamarrate tronfie di soggetti simili (se non nella fuga di Hanna dal centro di detenzione tra tunnel e musica  a palla) per concentrarsi sul ritratto solitario della ragazza in derive stranianti per il tipo di film (la bizzarra famigliola su uno scalcinato camper a cui Hanna si affeziona, l'amicizia tra le due ragazzine che sfiora, teneramente, la passione saffica, le parti quasi teatraleggianti nel club con l'ermafrodita che si esibisce sul palco o la cattura della famiglia sopra citata, che sembra fare reverenza a certo cinema di Peter Greenaway) non dimenticando di filmare ottime scene d'azione (i combattimenti a mani nude di Hanna) o agguati e esecuzioni come nei migliori thriller (il flashback della Blanchett che spara alla macchina in corsa, l'assassinio silente della nonna di Hanna, la sparatoria nella stanza d'albergo attraverso la porta, il pedinamento a Eric Bana nel sotterraneo della metro degno di Brian De Palma).

    Whright (che inzacchera il film del sua ottica prettamente personale e della sua poetica estetica) sottolinea gli elementi fiabeschi con gran sensibilità (i fratelli Grimm, Alice nel paese delle meraviglie, Cappuccetto rosso, Biancaneve) e chiude il film con una fredezza che arriva come una fucilata improvvisa a chiudere i conti prima dei titoli di coda (sullo stile delle chiuse fulminanti del Braccio violento della legge 2 o Indagine ad alto rischio).

    La Blanchett (Grimilde) e la Ronan (novella Cappucetto rosso con licenza di uccidere) svettano in una lotta femminea all'ultimo sangue, con contorno di sicari cripto gay ossigenati (Tom Hollander che fischietta come Il patrigno) e improbabili skinheads da pigliare a mazzate.

    Da antologia il momento in cui la Ronan, nascosta sotto un letto a baldacchino, vede la Blanchett, che le da la caccia, togliersi la scarpa per massaggiarsi il piedino.

    Valore aggiunto lo score tangerindreamniano dei Chemical Brothers.

    Il sottostimato Morgan di Scott jr le deve non poco.

    Ti ho mancato il cuore
    Ultima modifica: 18/11/23 15:16 da Buiomega71