Buiomega71 • 25/09/18 22:24
Consigliere - 27150 interventiIl quarto
American Guinea Pig patrocinato da Stephen Biro arriva dall'italia, prodotto e fotografato da Domiziano Cristopharo (si sente la sua influenza mefistofelica, penso a
Red Krokodil) e diretto da Poison Rouge (Sarah Rouge)
Un unico ambiente (l'interno di un abitazione), pochissimi dialoghi (del padre, dell'interiorità del protagonista, della diabolica Isthar, sorta di male femmineo che rinasce dal dolore, dal sangue e dall'automutilazione altrui), un giovane ragazzo che ha perso il padre in circostanze tragiche si chiude tra le quattro mura e dà il via ad un sanguinosissimo rito di automutilazione fino alle estreme (è il caso di sottolinearlo) conseguenze
Si squarcia il palmo della mano che le procura una ferita vagino/cronenberghiana che lecca con lascivo trasporto, si scarnifica la fronte con un taglierino, sino a comporre una specie di pentagramma fatto di sangue, si trapana la gamba per poi spaccarsi le unghie dei piedi infilandoci la punta del ciacciavite, fino ad autoimmolarsi il pene, prima infilando nel foro del prepuzio la punta del ciacciavite, con cui si era già divelto l'unghia del pollice, (con schizzi spermatici sanguinari che manco in
Antichrist) per poi tranciarselo di netto con un coltello da cucina
Ma l'estremo vademecum autolesionista ha il suo culmine nella vasca da bagno, con estirpazione di visceri in stile
Antropophagus versione subacquea
Le larve faranno il resto, sguazzando negli orifizi spalancati e nella carne in via di decomposizione
Nel mezzo visioni oniriche di oasi marine e un demone femmineo che appare al protagonista davanti allo specchio
Vomito, fiumi di sangue, pezzi di carne che cadono a terra, piacere del procurarsi devastanti amputazioni, del divino sapore del proprio sangue, fino alla "transumatazione" e alla rinascita femminea del male
Sarah Rouge distrugge il corpo maschile come se fosse una sadica piccola chirurga, smontando con feroce perizia e crudele precisone la materia fisica di Roberto Scorza, vittima sacrificale dell'atroce e inesorabile autoimmolazione fino al punto di non ritorno, fino all'insostenibile leggerezza della carne e del sangue. In un'ora e tre minuti di durata martirizza la carne maschile componendo una necrofora e truculentissima sinfonia macabra da museo degli orrori e di tecniche di autoflagellazione "estatica" della sofferenza da annali di anatomia criminale fai da te.
Un
Naked Blood 2.0, ma senza sostanze sintetiche che annulano il dolore, perchè quì, il dolore, c'è eccome.
Impressionanti e iperrealistici gli SFX di Athanasius Pernath
Maneggiare con cura e astenersi deboli di stomaco.
Gada
Buiomega71
Herrkinski, Schramm
Peter neal