Vita di famiglia - Film (1971)

Designer in una grande azienda, Wit è richiamato alla casa avita per il presunto aggravarsi delle condizioni del padre: dovrà fare i conti con le proprie radici. Il film affronta una delle dicotomie primigenie del cinema di Zanussi: intelletto raziocinante (Wit, il collega/amico) vs caos dell'emotività tarata (Bella, il papà alcolista). Al buon incipit che deflagra la crasi tra nuovo mondo illuminato di Wit e lo sprofondo etico-economico della magione, fa seguito il crogiolarsi in spenti cechovismi. La Komorowska salva un personaggio ridicolmente borderline.

Tornato a casa dopo più di sei anni - accompagnato da un amico - Wit dovrà fare i conti con una situazione familiare ben poco edificante. I temi sono quelli tipici dei primi film di Zanussi: intelletto contro emotività, affrontati però con minore incisività di altre volte. Perché se è vero che il film parte bene, va detto che poi si arena col passare dei minuti, coinvolgendo solo a tratti e interessando scarsamente lo spettatore. Anche "l'approdo" finale non soddisfa. Così così.