Agente dell'FBI e "specialista" in interrogatori in lotta contro il tempo per far rivelare ad un terrorista dove ha piazzato tre ordigni nucleari, ma l'uomo - americano convertito all'islamismo che peraltro avanza richieste tutt'altro che insensate - è un osso duro. Thriller da camera che vorrebbe porre lo spettatore di fronte ad un dilemma morale lacerante ma lo fa in maniera poco corretta, così è come chiedere ad un pesce se preferisce la padella o la brace. Jackson poco convincente, Moss statica, il migliore risulta il torturato Sheen. Film che si può vedere, magari per discuterne.
Film difficile da commentare, eccessivo, improbabile, sopra le righe (come l'interpretazione di Jackson), in cui il regista sembra non sapere bene dove andare a parare sul piano del messaggio etico, pur apparendo palese che un messaggio lo voglia dare. Per questi motivi l'ambiguità morale che permea la storia, più che una scelta voluta, sembra essere l'effetto di una sceneggiatura ondivaga, in cui non sempre si comprendono le dinamiche personali dei protagonisti. Riserve a parte, il film è teso al punto giusto e si lascia seguire con interesse.
Quasi un dramma da camera questo film di Gregor Jordan incentrato sull'interrogatorio ad un terrorista islamista da parte di un agente dell'FBI. Il ritmo è serrato e si avverte, palpabile, la tensione psicologica della vicenda che consente di seguire il film fino alla fine con interesse, benché si abbia l'impressione a volte che la sceneggiatura si "avviti" un po' su se stessa. Ottima la performance di Michael Sheen. Troppo sopra le righe quella di Jackson.
Un thriller tutto giocato sui caratteri: da un lato quello del terrorista, visto uguale in mille altri film; dall'altro quello eccentrico e originale del suo torturatore, interpretato da un ottimo Jackson. Il film va avanti tra alti e bassi, cercando di interrogarsi su fino a che punto sia legittimo spingersi per salvare delle vite, divenendo interessante soprattutto nella seconda parte, quando il torturatore sembra andare oltre i limiti, colto forse da irragionevolezza. Non male.
Difficile da vedere e digerire, un thriller drammatico incentrato sul terrorismo religioso e sui metodi per contrastarlo. Qual è il prezzo da sacrificare per ottenere risultati efficaci? Vite umane messe sui piatti della bilancia, metodi disapprovati ma efficaci... forse e fino a che punto? Garantismo come debolezza? Il film ha soprattutto il coraggio di affrontare un tema attuale e circondato da un fossato di ipocrisia, le prove degli attori sono e non potevano che essere sopra le righe. Necessario.
Kammerspiel di rara intensità con protagonisti assoluti Sam Jackson e la Moss, quasi a rappresentare due lati della stessa persona. In lui prevale l'istinto per la sopravvivenza e è disposto a tutto, in lei nonostante il pericolo incombente sopravvive l'umanità. Il tema centrale è la tortura, ben rappresentata dal corpo martoriato di Michael Sheen: fino a che punto ci si può spingere per ottenere informazioni da un terrorista? Un'ora e mezza di altissima tensione con un finale che lascia il segno.
MEMORABILE: La scena coi bambini: nessuno sa più fino a che punto si spingerà Jackson.
La legge morale dentro di noi o il cielo stellato ancora al sicuro? Cosa si è disposti a fare per proteggere ciò in cui si crede? Sembra fatto apposta per scatenare virulenti dibattiti, questo pamphlet thriller di Jordan, in cui i limiti legittimi della coercizione vengono ridisegnati e spostati sempre un po' più in là da una minaccia concreta e radicale. Il garantista che è in noi chioccia convinto sino alla fine, dove la bandiera del giustizialismo, per un attimo, divampa furibonda: anche a questo serve il cinema.
La Fine giustifica i mezzi o a mali estremi rimedi moderati? Al terrorista atomico va fatto sapere quanto è buono l'oltraggio con gli ampere? Il giocar del plot a tiro alla fine vorrebbe mostrare pari forza di perbenismo Amnesty e suo scavalcamento hardcore in nome dell'impellente disegno più grande, ma la nequizia di fondo è annacquata da un'efferatezza contumace, sì che ogni far leva sull'ambiguità morale va a vuoto, anche nel finale perfido ma faxato; e lo scafandro formale televisivo che lo appesantisce e ingoffisce non aiuta. Ouch, ogni jolly per essere il più etico dei TP era in mano.
Pellicola che gioca scorretto dal primo all'ultimo minuto esagerando su situazioni che forse nemmeno a Guantanamo si verificano. Il tutto nascondendosi dietro un falso interrogativo, cioè se è giusto trascurare la morale a beneficio di un'azione utile. Sacrificarne pochi per salvarne milioni. Il problema rimane e non solo il regista alla fine ci lascia senza una risposta valida, ma lo fa dopo aver fatto scendere a "H" tutti i gradini dell'aberrazione. Poca sostanza quindi e molto sensazionalismo con un finale anche scontato.
MEMORABILE: Tutta la gamma delle torture: dall'imitazione dell'iconica fotografia fatta a Abu-Ghraib al taglio delle falangi.
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qualcuno sa cortesemente dirmi se beneficia di una vs alternativa? l'editing del dvd da 86' (escludendo gli end credits) mi ha lasciato un po' perplesso laddove si "andava al sodo", e non ho trovato il film così estremo e grafico come mi era stato dipinto...