I meta-film sono un sub-genere affascinante: il cinema è un giocattolo il cui meccanismo tante volte è stato smontato sotto i nostri occhi, eppure quel giocattolo conserva il suo incanto. Questa indie-comedy inanella, con una certa grazia, noti stereotipi sulla Fabbrica dei Sogni: giovani scrittori idealisti, ex-produttori ansiosi di tornare in pista, executives-squali, registi-primedonne. Buona la prima parte, con la trovata semi-demenziale del film "ad alto contenuto ebraico", in calo la seconda, più sentimentale. Birichino ma di buon cuore!
Commedia gradevole e intelligente, bonaria presa per i fondelli del sistema produttivo hollywoodiano, questo The Deal, pur senza far faville, diverte e punge più di quanto le premesse facessero pensare, grazie a una sceneggiatura costruita come le vecchie commedie anni '60 su fitti, veloci e continui scambi di battute tra i personaggi. Il film ha un turning point negativo con la faccenda del rapimento, che di colpo fa cadere ogni verosomiglianza (seppure caricaturale), ma resta una boccata d'aria fresca specie per le afose serate estive.
MEMORABILE: L'ipertrofico cambio di sceneggiatori.
Un produttore ormai ridotto "alla canna del gas" accetta l'dea di portare avanti un soggetto scritto dal nipote sullo statista Benjamin Disraeli, ma dovrà rivolgersi a un finanziatore ebreo che ne vuol ricavare un action dai forti connotati semiti. Una gradevole commedia che sfrutta tutte le gag possibili del genere "film sul film" e ricorda, per il moltiplicarsi delle situazioni paradossali, un suo antecedente diretto da Oz, con in mezzo una storia sentimentale che dalla diffidenza iniziale si muta in qualcosa di più. Cast spigliato e simpatico: Macy, Ryan, il rapper LL Cool J...
Produttore in rovina si lascia convincere dal nipote a fare un film d'autore su Benjamin Disraeli, a parte il fatto che fa diventare l'ottocentesco politico inglese di origini ebraiche un combattente per la libertà armato di mitra ed interpretato da un attore nero specializzato in ruoli d'azione... Per la rappresentazione satirica del mondo del cinema, il film ricorda Bowfinger ma non è altrettanto divertente per la minore densità di gag e il troppo spazio riservato al tiraemolla sentimentale tra Ryan e Macy, anche se è proprio la presenza di quest'ultimo a giustificare la visione.
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Commedia sundance scritta e interpretata dal simpatico Macy. Scarso successo di pubblico e critica freddina hanno fatto sì che da noi esca direttamente in dvd, a partire dal 28 Aprile a noleggio.
DiscussioneZender • 6/07/11 09:52 Capo scrivano - 48372 interventi
Ahah, mendace è un aggettivo splendido che non sentivo da tempo. Si sposa perfettamente alle operazioni spesso contestabili dei distributori italiani. Ma siamo sicuri che sia davvero mendace, Stefania? Se sì, perchè? Son curioso...
Zender ebbe a dire: Ahah, mendace è un aggettivo splendido che non sentivo da tempo. Si sposa perfettamente alle operazioni spesso contestabili dei distributori italiani. Ma siamo sicuri che sia davvero mendace, Stefania? Se sì, perchè? Son curioso... Semplicemente perché "sexy backstage" mi sembra il sottotitolo di una commedia porcellona che narra le boccaccesche vicissitudini e gli intrighi d'alcova della troupe di un film. Questa è una commedia satirica sull'ambiente holliwoodiano, parla sì delle riprese di un film (anzi, di due film, uno dei quali resta incompiuto), ci sono vicissitudini, soprattutto nella prima parte rocambolesche più che boccaccesche. C'è un sub-plot sentimentale, ma niente di particolarmente piccante. Se si esclude un nudo (da dietro) del buon vecchio Willliam Macy:))
DiscussioneZender • 6/07/11 12:57 Capo scrivano - 48372 interventi
Beh dai allora, il backstage c'è, il culo di Macy pure, che gli si può rimproverare? :)
Mille grazie per la curiosità! E' un titolo simpatico, gioca sul duplice significato del verbo to shoot: sparare, ma anche girare un film. E allude, credo, anche al rapporto discretamente... conflittuale tra Macy e la Ryan!