The burrowers - Film (2008)

Horror (sottocategoria: animali assassini) mixato col western, questo The burrowers di J. T. Perry. Il crossover non è quell'accozzaglia che si supporrebbe visti gli elementi tirati in ballo, perché l'on the road (ma forse sarebbe meglio definirlo on the horse, vista l'epoca) di una pattuglia in ricognozione di una famiglia scomparsa è descritto con incedere ipnotico che non stona. Indicato per gli horror-addicted che vedrebbero un film western solo se condito di splatter e per quelli che accetterebbero un horror solo se rispettoso dell'epica western.

La MaryAnne non la va in campagna, ma sotto terra, e quando il sole tramonterà la recherche du corps perdu assumerà i toni di un The descent riadattato da Lansdale periodo Mud Creek. Affascinante quando corteggia il western classico dimostrando di sapere dove andare formalmente a parare, un po' più dozzinale quando sbraca nell'horror tout-court con l'avanscoperta delle creature locustomorfe, lascia dietro di sé l'antipatico lezzo di un sequel, ma si farebbe comunque gran torto nel disdegnargli la visione.

Abbastanza originale da catturare l'attenzione, questo western-horror si fa apprezzare per una trama non banale e per alcune scene ben piazzate. Buona anche la resa piuttosto realistica delle creature, che qualche brivido lo strappano per l'aspetto davvero repellente.

L'inizio è da Sentieri selvaggi, poi la pattuglia alla ricerca dei coloni rapiti incontra Lovecraft ed il viaggio diventa un incubo: i misteriosi Burrowers, oltre ad essere bruttini assai, seguono una ricetta per la frollatura della selvaggina in grado di rivaleggiare quanto a raccapriccio con l'haggis scozzese. Ben fotografato, interpretato dalle faccie giuste (Clancy Brown con la barba bianca ha un bel volto patriarcale), un western onirico, originale e dagli esiti non prevedibili, che nasconde le viscere dell'horror sotto uno strato di polvere

Buon cocktail western-horror, con un cast convincente e personaggi ben disegnati, ognuno con caratteristiche precise, che lo favoriranno, o viceversa, nell'affrontare una situazione che nessuno di loro avrebbe lontanamente immaginato (qui gli unici che sanno qualcosa sono gli indiani; e non saranno di grande aiuto, almeno finchè la situazione non sarà ormai tragica). Gli effetti sono dosati, ma ben realizzati; e nonostante il ritmo non sia certo forsennato, la vicenda si lascia seguire senza particolari problemi di sbuffo, anche se il succo (i burrower) ci viene somministrato a piccole dosi.

Convincente. L’idea di un terzo incomodo, sotterraneo e infido, nella consumata diatriba indiani contro cowboy funziona alla grande, immergendo sangue e diaboliche creature nelle praterie e nei freddi fuochi notturni dei ristori. Accattivante la sostituzione del desueto sbranamento con una paziente frollatura, inquietanti i buchi nel terreno e i brani di carne a filo del suolo. Il regista, dopo l’abominio di Mimic 3, risorge a nuova vita, i personaggi sono più che discreti, il finale è astutamente beffardo: promosso!

Piacevole connubio tra western, horror e pure eco-vengeance (visto dove portano gli stermini gratuiti?), riuscito al punto da aver fatto scuola. E' vero che strada facendo qualche situazione tende a ripetersi, ma va anche detto che lo sviluppo è imprevedibile fino alla fine. Menzione per i nemici della situazione, indovinati non tanto per l'aspetto ributtante (che comunque li imprime nella memoria), quanto per la loro peculiare alimentazione, che farebbe impallidire certe ricette Inuit. Onesta la prova del cast, giusta la durata. Una boccata d'aria fra troppi horror tutti uguali.