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La nostra recensione di Space Master X-7

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Più thriller che fanta, anche se le premesse sono tipiche di quella fantascienza d’invasione che negli Anni Cinquanta partorì negli Stati Uniti un autentico filone, ricchissimo di titoli minori finiti spesso ormai nel dimenticatoio. Filone in cui viene di norma catalogato anche questo SPACE MASTER X-7, beninteso, uscito curiosamente negli identici mesi del più celebre FLUIDO MORTALE, col quale condivide lo stesso tipo di minaccia, una specie di melma pulsante che cresce sempre di più e che, cibandosi di proteine, ingloba – se gli capitano a tiro - anche gli umani. Il budget tuttavia qui è nettamente...Leggi tutto inferiore e il blob del caso si riduce a una larga coperta muschiosa distesa e gorgogliante appoggiata un po’ ovunque nel momento in cui se ne segnala la diffusione. Importata a quanto pare da Marte (è infatti rossa e il suo scopritore la chiama “Bloodrust”, ruggine sanguigna), viene ritrovata all’interno del razzo X-7 di ritorno da una missione spaziale, all’interno di un contenitore portato senza troppe precauzioni nel proprio laboratorio dal professor Pommer (Frees). Questi, registrando ogni passaggio su nastro audio, ne descrive la composizione mentre in casa una sua ex partner, Laura Greeling (Thomas), irritatissima, pretende che il loro figlio venga lasciato a lei perché lui non è in grado di occuparsene. Una richiesta che il professore non ha nessuna intenzione di ascoltare, in quel momento, ma che è poi costretto ad accettare venendo a patti con la donna che, ottenuto il permesso di tenere con sé il figlio, se ne va via in taxi chiedendo al conducente (Howard) di non dire a nessuno di averla vista lì perché teme uno scandalo (è sposata a un altro uomo).

Tempo qualche ora, però, e la ruggine sanguigna ingigantisce a dismisura e si pappa il professore, che fa appena in tempo ad avvertire la sicurezza di andare a casa sua e di bruciare tutto. Detto fatto, ma quando dai nastri lì salvati dalle fiamme l’agente Hand (Williams) scopre che con lui c’era una donna, la priorità diventa trovare quest'ultima per evitare che diffonda l’eventuale contagio. Il film si trasforma quindi in una caccia alla bella e ignara signora, che vede sbattute le proprie generalità sui giornali e il suo identikit (opera del tassista) in tv. Preoccupata di suscitare uno scandalo e già scesa dal treno a Los Angeles, si prepara a partire per Honolulu, dove sta suo marito, sperando di coprire tutto. Capisce però che l’intera polizia la sta cercando e dovrà travestirsi in ogni modo per sfuggire alla cattura.

Detto che non è ben chiaro perché la sicurezza non faccia scrivere sui giornali che sarebbe meglio per la donna se si consegnasse (il rischio di diffondere il panico non regge, di fronte a un pericolo simile), quello che abbiamo di fronte è quindi un quadro ben preciso: una bionda impaurita è braccata da agenti governativi alla sua ricerca, con una regia che in fondo gestisce discretamente la tensione e riesce a coinvolgerci sufficientemente nella situazione. Quanto alla componente fantascientifica c’è poco da stare allegri: la coperta muschiosa, vista per la prima volta gorgogliare nella casa dello scienziato agonizzante - la cui mano esce dal blob protesa verso l’alto tipo Carrie – ricompare in seguito sparsa un po’ sui bagagli, sulle valigie, dentro un vagone opportunamente arso dai lanciafiamme e ancora nel deposito bagagli dell’aereo che vola verso Honolulu, all’interno del quale si consuma l’ultima parte.

La conclusione è tremendamente fiacca, poco fantasiosa, e ci priva pure della lotta finale, combattuta con un paio di estintori sparati contro qualcosa che nemmeno si vede. Molto meglio la parte poliziesca, preponderante e tutto sommato ben recitata da Lyn Thomas, sufficientemente credibile come donna in fuga. Completa il tutto una pedante voce off che riassume dapprima i risultati dei voli spaziali dell’epoca e in seguito commenta le diverse fasi della caccia. Niente di nuovo ed effetti a dir poco deludenti, ma come “action” si lascia vedere e supera certe pesantissime operazioni simili, solitamente impegnate a sostenere con ogni mezzo la componente fantascientifica.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 9/04/22 DAL BENEMERITO ANTHONYVM POI DAVINOTTATO IL GIORNO 5/01/25
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Anthonyvm 9/04/22 01:43 - 6544 commenti

I gusti di Anthonyvm

Dopo un incipit a mo' di reportage che spaccia il film per una storia vera, in stile Andromeda, si prosegue per i noti sentieri della sci-fi di serie B dell'epoca, fra lungaggini e SFX di scarsa resa. Interessante comunque l'idea di una muffa aliena e invasiva (ovviamente rossa!), dalle parti del coevo Fluido mortale e antenata del fungo di Ammutinamento nello spazio, ma anche l'approccio da pandemic-thriller, con le forze dell'ordine sulle tracce dell'eroina (che ha qualcosa di simile alla Leigh di Psyco), inconsapevole untrice micologica. Finale spettacoloso ma troppo sbrigativo.
MEMORABILE: Il fungo nel laboratorio; Le (giustificate) manie di persecuzione dell'eroina; L'ultimo atto con la blobbosa muffa "blood rust" che ricopre l'aereo.

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