Innamorati sin da bambini Gogo e Mimsey alias Peter e Mary sono separati dal destino, ma si ritrovano attravesro un sogno in comune... Singolarissimo prodotto eccentrico rispetto alla produzione canonica degli studios, un melò fantastico e romantico sulla forza del sogno. Talvolta ingenuo ma con momenti di grande forza visiva, adorato dagli alfieri del movimento surrealista e da Luis Buñuel, da riscoprire.
Dramma romantico sull'amore eterno, che rifugge la realtà per rifugiarsi e consolidarsi nel sogno. Siamo negli anni '30 e un Henry Hathaway non ancora affermato dirige in maniera convincente un film rischioso, in bilico tra dramma e fantastico, pervaso da un forte senso di nostalgia, con un'ultima parte onirica di notevole spessore. Bravi gli interpreti (soprattutto Ann Harding) e ottima la fotografia. Splendido capolavoro visionario.
La prima parte è convenzionale: lo spettatore penserà di essere dinanzi al solito buon dramma, senza però particolari guizzi. Improvvisamente però la svolta onirica: da quel momento il film raggiunge vette inimitabili ed ineguagliabili di intensità. L'emozione è continua fino ad arrivare al finale. Magistrale e funzionale la fotografia ricca di chiaroscuri firmata da Charles Lang. Straordinaria (e successivamente copiata più volte in futuro) l'idea del sogno in comune. Considerato che siamo nel 1935, c'è solo un modo di definirlo: geniale!
Film che si ditacca notevolmente da altri drammi del genere soprattutto per la sua seconda parte (che è quella che gli procura l'appellativo di "fantastico") ma anche per i diversi momenti di forte intensità quali: il distacco dall'amichetta del cuore (i due sono nati per essere legati indissolubilmente), il loro ritrovarsi, la cena a tre nella dimora del duca e quel che ne segue. Forse è un'anticipazione del paradiso, quella che i due vivono così intensamente nei sogni, e trasportata sulla pellicola diventa vita vera a tutti gli effetti.
Opera che affronta l’amore visto come ricordo inossidabile, d’infanzia, per una vita intera. Pura magnificenza; strabiliante melò grondante romanticismo che parte con stilemi classici per poi sfociare in una meravigliosa e intensa cifra onirica. Sogno come rapporto consolidato, come fuga da un’opprimente chimera per riappropriarsi di ciò che il destino ha dolorosamente tolto; anticamera di un candido paradiso dove finalmente cullare i propri sentimenti. Struggente (l’addio iniziale, il vestitino, il finale) evergreen. Mirabile capolavoro.
Atipico melodramma strappalacrime d'antan dalla fotografia espressiva e a grana fine, ora perlacea ora contrastata, ben diretto e interpretato. Una love-story di genere fantastico, quasi mistica, che si guarda come uno strano oggetto visionario venuto dal passato e che ha partecipato a fondare i modelli per certa celluloide che verrà.
MEMORABILE: Il giardino dei giorni felici... come un luogo consacrato a Eros.
Il gradevole prologo sull'infanzia dei due protagonisti è il promettente punto di partenza di un film che - dopo tale incipit da commedia romantica - va a parare in insospettabili angoli oscuri fatti di dolore e fantasia, bizzarro connubio sorretto da una geniale intuizione che sarebbe un peccato svelare. Non sempre equilibratissimo, ma apprezzabile per l'abilità del regista di rendere non banali situazioni sulla carta scontatissime (la reazione del marito che teme il tradimento). Originale e tutto sommato ben invecchiato.
Dopo molti anni, due anime gemelle si ritrovano quando lui, architetto, viene ingaggiato da lei, nel frattempo divenuta contessa, ma un incidente fatale separa per sempre i due giovani: e qui il film esce dai binari consueti del genere "amori infelici" per entrare nei territori del fantastico, con il mondo dei sogni visto non come antro dell'inconscio individuale ma come realtà alternativa da condividere insieme alla persona amata, fino alla suprema unione nella morte. Stupenda l'idea dei sogni in comune, commovente l'epilogo, capolavoro romantico e surreale.
Il bambino e la bambina separati si ritrovano dopo anni e ritorna la passione. Apologo in tre parti (col tormentone mutevole delle sbarre) sull’amore che supera ogni barriera, perfino quelle del tempo e della realtà fisica, arrivando a un’appassionata e inedita relazione a distanza nello spazio libero del sogno. Così, dalla commedia infantile e poi da quella sentimentale, si passa alla terza parte, vero punto di forza del film: un capitolo onirico e surreale, un fantasy pre-psichedelico che forza la natura e spalanca i confini della mente.
MEMORABILE: Cric... Crac!
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Ottima la riproposizione in dvd da parte della Flamingo Video, nela collana "Il piacere del cinema" curata da Vieri Razzini, che presenta da par suo il film.